Autobus, quando il calvario inizia dalla fermata

Per mia fortuna sono una sporadica utente dei mezzi pubblici. «Sporadica», anche perché ogni volta che mi capita di dover prendere un autobus è come compiere un’impresa e quindi, se posso, evito volentieri. Al di là dei tempi di attesa e dei collegamenti, non sempre all’altezza di una capitale, trovo che il "viaggio" in bus parta male già dalla fermata. Spesso aspettare il bus diventa una sfida alle condizioni climatiche e igieniche. Molte fermate sono distanti dalle abitazioni prive di pensiline antipioggia o antisole, a seconda della stagione, di panchine per sedersi nell’attesa del bus e anche di cestini per i rifiuti. Più ci si allontana dal centro e più le fermate si fanno buie e mal posizionate. Ci sono strade in cui le paline sono messe praticamente a ridosso della carreggiata oppure nel mezzo del marciapiede. Insomma, il problema non è soltanto prendere l’autobus ma aspettarlo. Qualche tempo fa lessi di un progetto per sistemare le fermate, che fine ha fatto?  Silvana T. Il filo diretto con la cronaca di Roma. Potete inviare lettere, commenti e segnalazioni a questo indirizzo e-mail (clicca qui), al numero di fax 06/675.88.324 o via posta a Il Tempo - Lettere, piazza Colonna 366 - 00187 Roma. Sull'Appia Antica ci si mette con le spalle al muro, sulla Cassia piuttosto si deve fare lo slalom tra le pozzanghere e le auto in sosta. Se si è in centro, invece, il problema più grave è quello di ripararsi dal sole o dalla pioggia a seconda della stagione. Non godono di buona salute le 8.320 fermate della Capitale, la maggior parte delle quali pensate e collocate venti, trenta anni fa in quartieri o in aree prima semi deserte e oggi affollatissime. Stesso discorso per il centro storico, dove i rigidi vincoli archeologici cozzano con il servizio del trasporto pubblico e tolgono dignità all'attesa dell'autobus. Un problema, quello delle fermate degli autobus, affrontato dall'Atac che ha da poco concluso un monitoraggio su alcune delle arterie più importanti della Capitale. Come già anticipato da questo giornale, lo studio dell'Atac su 1.200 fermate su 23 arterie, come ad esempio Appia, Ardeatina, Nomentana, Boccea e Tiburtina, ha rilevato la necessità e l'urgenza della messa in sicurezza di 180 fermate. Segno evidente che non solo si è preso coscienza del fatto che occorre ridisegnare gli stop degli autobus in molte zone ma anche di colmare le lacune che trasformano un luogo di attesa in un posto pericoloso o difficilmente accessibile. E i «punti deboli» delle fermate degli autobus individuati dall'Atac sono otto: l'assenza di pedana per consentire l'incarrozzamento in condizioni di sicurezza; l'assenza di scivolo per portatori di handicap carrozzati e codici per percorsi tattili; l'assenza di segnaletica orizzontale indicante il box di fermata; l'assenza di punto luce che illumini adeguatamente l'impianto di fermata nelle ore notturne; l'assenza di attraversamenti pedonali che permettano all'utenza di raggiungere, in sicurezza, la fermata situata dalla parte opposta della carreggiata; l'assenza di camminamenti protetti e riservati ai pedoni; l'assenza di parapedonali in corrispondenza di scarpate o fossi, o eventualmente, di fermate in mezzo alla carreggiata; la presenza di aree non adeguate in corrispondenza del passaggio per i pedoni. Otto problemi ricorrenti ai quali si incomincerà a porre rimedio già in autunno con l'avvio dei lavori per la messa in sicurezza di quelle «prime» 180 fermate individuate da Atac. Speriamo solo che non ci si «fermi» qui.