«Unità e volti nuovi, rinasce il Pd»

Perora è l'unico candidato ufficiale alla segreteria regionale del Pd. Roberto Morassut, deputato e coordinatore in carica del partito nel Lazio ha entusiasmo da vendere in vista del congresso di ottobre. Non solo. Anche la ricetta per il Pd che tutti vorrebbero ma che non c'è mai stato: unito, con facce nuove e, soprattutto, in grado di essere un'alternativa riformista davvero. Onorevole Morassut, lei si candida alla segreteria del Pd laziale per l'ala guidata da Dario Franceschini. Cosa l'ha convinta? «Mi ha spinto a candidarmi l'incoraggiamento di tanti amici e compagni ex Ds ma anche la stima e l'apprezzamento che mi sono arrivati dall'ala Popolare, soprattutto dal senatore D'Ubaldo e dall'assessore Dalia, oltre che dall'eurodeputata Silvia Costa e dall'assessore Astorre. Poi sono segretario del Pd regionale da otto mesi, non potevo tirarmi indietro». Perché ha scelto Franceschini e i Popolari? E poi, scusi, ma se il rutelliano Riccardo Milana dovesse candidarsi con Bersani non ci sarebbe un doppio paradosso? «Franceschini rappresenta l'elemento più genuino dell'identità del Pd, che è nato per realizzare un nuovo riformismo che non è quello socialdemocratico. Al centro della nostra politica devono esserci valori come la persona e la famiglia, anzi le famiglie, con l'obiettivo del bene comune. Franceschini ha sottolineato spesso la necessità di questo impegno. Il nostro partito deve superare le correnti e aprirsi alla società civile. Se Milana si candidasse con Bersani sarebbe un'ulteriore prova della mescolanza che si va realizzando nel Pd. Significa che finalmente stiamo perdendo le nostre appartenenze per buttarci in un mare comune». Potrebbe candidarsi anche Ileana Argentin con l'ala di Ignazio Marino... «Provo affetto e una stima infinita per Ileana. Sarei contento di confrontarmi con lei». Questi mesi in cui ha guidato il partito nel Lazio non sono stati semplici. Le hanno fatto parecchie critiche... «Il partito nel Lazio è storicamente complesso perché agisce in un territorio da sempre alla ricerca di un equilibrio tra Roma e le altre province ma è ricco di personalità importanti, che si divideranno al congresso ma che poi unite dovranno concorrere alla vittoria delle Regionali del 2010, alla rielezione di Piero Marrazzo». Non si rimprovera nulla? «Ho svolto il ruolo di segretario nel momento più difficile del Pd ma abbiamo organizzato cinque assemblee dei circoli in otto mesi e nei passaggi più difficili ci siamo confrontati nella direzione regionale. Adesso va portato avanti il rinnovamento dei gruppi dirigenti, che non si valuta soltanto sul piano anagrafico». Ma è vero che Franceschini e company puntano su David Sassoli per il futuro della Capitale? «Io non corro dietro alle voci, credo alla trasparenza della politica. Il Pd del Lazio è pieno di persone di valore e ha cominciato a rinnovarsi: Nicola Zingaretti e David Sassoli lo dimostrano. Ma le scelte si faranno al momento opportuno. Adesso serve un'opposizione forte alla debole e inefficiente giunta Alemanno. Poi bisogna vincere le Regionali». A proposito di Regione, crede che il presidente Marrazzo debba fare subito il rimpasto? «Credo che è giusto che ascolti la coalizione e poi decida in autonomia. Io parteciperò a questo confronto come coordinatore regionale del Pd e non come candidato alla segreteria».