Lavavetri, semafori assaltati

L'ultima aggressione di un lavavetri ai danni di una giovane donna ferma in macchina al semaforo di piazza Gondar, ha riacceso i riflettori sull'esercito di stranieri che presidiano gli incroci e le piazze romane a maggior flusso di auto e non di rado «pretendono» soldi, sporcano o danneggiano le auto dei malcapitati ai semafori, lanciano parole grosse verso chi rifiuta di farsi lavare il vetro. Sono ovunque: piazze, incroci, strade a maggiore scorrimento. Molte volte non si limitano a chiedere di poter lavare il vetro ma, soprattutto se alla guida c'è una donna o un anziano non appena la macchina si ferma al rosso si parano davanti l'auto impedendo di avanzare o scostarsi e iniziano l'operazione di pulizia «pretendendo» poi il pagamento del servizio non richiesto. Con il passare degli anni si sono fatti sempre più aggressivi e all'esercito di uomini si è aggiunto quello di donne e minori. In estate, poi, il fenomeno subisce sempre una brusca accelerata. Il presidente della commissione Sicurezza del Campidoglio Fabrizio Santori ha presentato una mozione al sindaco perché «valuti l'opportunità di adottare un'ordinanza diretta a inibire, su tutto il territorio, l'esercito di attività abusive di parcheggiatori e lavavetri». A lui si è aggiunto l'appello di Daniela Chiappetti, delegata alle pari opportunità del II Municipio dove si è verificato il recente tentativo di violenza: «Subito un'ordinanza per porre fine alla presenza dei lavavetri ai semafori». Ritenuta particolarmente critica la situazione nei quartieri Vescovio, Parioli, Trieste, Salario e Pinciano, dove quasi tutti i giorni gli automobilisti subiscono «molestie» dai lavavetri. Nonostante, infatti, i diversi interventi di controllo del territorio svolti in questi mesi, fermare quest'attività illecita non è facile e l'ultimo episodio di pochi giorni fa ne è una riprova: il romeno che ha cercato di violentare, infilandosi dal finestrino dell'auto, una trentenne italiana, lo ha fatto in pieno giorno, in una piazza molto trafficata, sotto l'occhio incredulo di altri passanti.