Malagrotta, chiusura a rischio

Malagrotta, 170 ettari di discarica. Il sito più grande d'Europa. Sulle speranze della chiusura entro fine anno si sono abbattute come macigni le parole dell'assessore capitolino all'Ambiente Fabio De Lillo: «Dovendo decidere un'area e attrezzare una nuova discarica penso che entro il 31 dicembre non sia possibile farlo». E mentre il sindaco Alemanno annuncia un vertice tra Comune, Regione e Governo, «da tenersi al più presto», sul futuro della discarica, sfumano così le parole del presidente della Commissione Sicurezza Fabrizio Santori, che ieri mattina, in visita sul posto insieme al presidente della Commissione Ambiente Andrea De Priamo, aveva avvertito: «La chiusura della discarica non può essere rinviata di un altro anno, non si può più accettare che qui si continui ad andare avanti». Anche perché la sicurezza è a rischio, e c'è chi teme, ricordando il disastro ambientale del 1976 nella provincia di Monza, una «Seveso 2». Nel quadrante di Malagrotta insistono un deposito di carburanti e uno di Gpl, una raffineria di petrolio, un gassificatore (in fase di collaudo), un bitumificio, varie cave di ghiaia e sabbia e l'unico inceneritore di rifiuti ospedalieri di tutta la regione. «Non è abbastanza per fare controlli epidemiologici seri?», si chiede Maurizio Melandri, del comitato di quartiere. Le ricerche dell'Arpa non soddisfano nessuno qui. Né le indagini dell'Ispra. E così il monitoraggio lo faranno i cittadini con il ricercatore Salvatore Damante: «Stiamo installando un nuovo impianto a norma di legge per il rilevamento di polveri sottili e idrocarburi. A fine luglio avremo i primi risultati». L'unica strada per conferire meno rifiuti in discarica, rilevano da Legambiente commentando il nuovo contratto di servizio AMA, è estendere il porta a porta a 1 milione e 200 mila romani entro il 2011. La bozza dell'accordo, ora al vaglio della commissione rifiuti, «sarà votata dal consiglio comunale – ha detto De Lillo – entro la fine di settembre».