Bufalotta, da ottobre 3 violenze

{{IMG_SX}}Alla Bufalotta c'è l'ombra di un serial stupratore. Salta fuori ora che di recente in zona ci sono state altre due violenze sessuali, entrambe avvenute con modalità quasi identiche a quella subita la notte tra il 2 e 3 giugno dalla giornalista di 34 anni nel suo garage in via Franco Becci. Chi le ha commesse sembra coincidere allo stesso identikit: romano, armato, con passamontagna. Un'aggressione si è verificata a ottobre, l'altra a dicembre. Vittima della prima aggressione una bella donna di 54 anni, dipendente di una grande azienda. Nell'altro caso invece la violentata sarebbe una ragazza di 17 anni, studentessa. La donna ha presentato una denuncia alla polizia e le indagini sono in corso. Il suo racconto sembra una fotocopia dei momenti di paura vissuti qualche sera fa dalla giornalista, anche lei carina. Un brutto film che l'ha catapultata nel passato costringendola a ricordare. Una sera di ottobre la donna rientra dal lavoro. Sono circa le 3 di notte. Anche lei ha un garage in via Corrado Mantoni, poco distante da via Franco Becci. Scende dalla macchina, solleva la porta basculante del box, risale in auto e parcheggia. Chiude lo sportello della vettura e mentre serra il garage viene presa alle spalle. L'aggressore parla con forte accento romano, è armato di pistola (non si sa se giocattolo) e ha il passamontagna che gli copre il volto. La minaccia: «Fai quello che ti dico e non succederà niente, altrimenti sarà peggio per te. Entra nel garage e sdraiati a terra». La donna fa come l'uomo le dice. Si sdraia a terra, lui le infila un tampone in bocca e le serra le labbra con dello scotch. Poi si slaccia e si butta sulla donna. A questo punto lei decide di fare una cosa che potrebbe salvarle la vita o metterla seriamente a rischio. Solleva il ginocchio di scatto e colpisce il violentatore ai genitali col piede all'indietro della gamba piegata. Lui è stordito dal dolore, istintivamente si protegge. La donna sfrutta quegli attimi per togliersi il nastro adesivo e gridare: «Aiuto, aiuto». Il violentatore decide di non rischiare e di lasciar perdere. Prima di fuggire però fa una cosa: raccoglie il tampone che aveva usato per imperdire alla sua vittima di farsi sentire. Forse aveva paura di lasciare sue tracce. Sullo scotch pare che la polizia scientifica non abbia trovato impronte del violentatore. Mentre nel caso dello stupro della giornalista sarebbero state rinvenute: sia impronte digitali che biologiche utili per ricavare il dna dell'aggressore. Il pm che coordina l'inchiesta, Antonella Nespola, a breve affiderà l'incarico dei test scientifici ai periti. L'analisi dei vestiti, delle impronte sullo scotch e del liquido seminale potrebbero fornire le impronte genetiche dello stupratore. Intanto proseguono le indagini della Squadra mobile di Roma per cercare di individuare l'aggressore. Si cerca nella criminalità comune, in particolare negli ambienti dei rapinatori. Preziosi per gli investigatori i dettagli a disposizione sulla dinamica del fatto e sul modus operandi del malvivente, un uomo di corporatura media, vestito di scuro e che indossava un particolare passamontagna, un Mephisto nero. Ma l'indagine non può trascurare nessuna ipotesi e per questo motivo, dopo aver riascoltato la giornalista, gli investigatori della Mobile stanno scavando anche nella vita privata della professionista.