Il gambizzato in casa non partecipò al blitz

{{IMG_SX}}È un ferimento senza spiegazioni. Quindi il giallo diventa mistero. Il pregiudicato Giulio T., 50 anni, soccorso l'altro ieri pomeriggio dal 118 in un appartamento di San Giovanni, trovato con quattro ferite d'arma da fuoco al corpo (due al pube e altrettante all'addome), non è collegato alla rapina al Divino Amore al rappresentante di oggetti preziosi. Lo hanno accertato i carabinieri della Compagnia di Pomezia, coordinati dal Gruppo Frascati. A bordo della sua auto non sono state trovate tracce di sangue, né fori da proiettile. Lui ha cercato di curarsi da solo, medicandosi con garze e disinfettanti. Inoltre, le sue ferite non sono risultate compatibili con la sparatoria del Divino Amore. Qui, in via Fosse della Castelluccia, l'altro ieri alle 13 il rappresentate di gioielli ha parcheggiato l'auto sotto casa, ha preso il borsone del suo prezioso campionario ed è sceso. Mentre chiudeva lo sportello della vettura, due uomini armati e a volto scoperto lo hanno preso alle spalle. Gli hanno puntato la pistola alla testa e si sono fatti consegnare la valigia. Poi sono fuggiti: uno su una station wagon, l'altro su un'utilitaria. Il rappresentate ha afferrato la sua pistola, una Glock calibro 40, e ha cominciato a sparare: 15 colpi, tutto il caricatore. Nessun colpo però è andato a segno. Lo hanno accertato i carabinieri quando, a poca distanza dal luogo della rapina, hanno ritrovato le vetture, risultate entrambe rubate. Le carrozzerie non presentavano fori e dentro, sui sedili, non c'erano tracce di sangue. Per cui Giulio T., il pregiudicato portato all'ospedale San Giovanni, è fuori dalla rosadei sospetti. Ora però deve spiegare quelle ferite.