Pronta la delibera "salva-bidelli"

Al momento il provvedimento riguarda soltanto i custodi degli edifici scolastici, vala a dire i bidelli, ormai quasi tutti in pensione, che vivono in alloggi di sevizio e che, nonostante paghino un'indennità, sono stati messi sotto sfratto. Ma è comunque un importante precedente anche per i «colleghi» di parchi e musei, ad esempio. Si tratta per la maggior parte di persone anziane, senza alcuna possibilità di trovare una sistemazione alloggiativa differente. Per questo, il presidente dell'Anpcep, l'associazione nazionale portieri e custodi degli edifici pubblici in servizio e pensionati, Giuseppe Polimeni, ha dato vita a una battaglia che dura ormai da diversi anni e che ha visto coinvolta più di una giunta comunale, senza però trovare una soluzione chiara e definitiva. Ora, il primo round è stato vinto. Due gli aspetti sui quali punta l'assessore Antoniozzi nella delibera che porterà in giunta probabilmente già mercoledì prossimo. Sul numero dei custodi che vivono negli alloggi di servizio delle scuole capitoline (circa 180 abitazioni), considerato anche che quello del bidello-custode è ormai un mestiere in via di estinzione, e sul fatto che si tratta di persone che, se sfrattate, si troverebbero in grave disagio abitativo, andando così ad incrementare la drammatica emergenza abitativa. Per questo, la proposta che arriverà alla giunta capitolina è quella di garantire a questi soggetti l'utilizzo dell'immobile di servizio loro assegnato, dietro il pagamento di un'indennità di occupazione pari al canone previsto per l'edilizia residenziale pubblica. Soddisfatto Polimeni, che porterà avanti la battaglia anche per i portieri e i custodi di altri edifici pubblici, come ville storiche, parchi e musei. «Abbiamo anche chiesto, con 500 firme, un incontro con il sindaco Alemanno - sostiene il presidente Anpcep - per denunciare i gravi problemi che affliggono circa 1300 custodi di edifici pubblici, dagli sfratti al pagamento di utenze non dovuto. Si tratta di persone anziane, che hanno lavorato una vita e che oggi, con la scusa di un mestiere che va scomparendo, si cerca di gettarle via perché non servono più».