Vecchi nosocomi addio, arrivano i nuovi ambulatori di prossimità

Prendecorpo nel Lazio il progetto del presidente della Regione Piero Marrazzo di una nuova assistenza «Hub and spoke», con degli elementi centrali (hub) costituiti da pochi grandi ospedali, e un sistema diffuso di poliambulatori e presidi di prossimità territoriale (spoke) che intercetteranno l'esigenza di cure primarie. Trenta, secondo il decreto commissariale dello scorso novembre, i nodi territoriali nel Lazio, una ventina nella Capitale. Alcuni già in funzione (Nuovo Regina Margherita di Trastevere, Asl RomaG a Palombara Sabina), altri in fase di organizzazione (a Viterbo, Gaeta e Ceccano), molti saranno attivi dal prossimo settembre. Un'organizzazione difficile però da digerire per i cittadini, abituati ad avere l'ospedale sotto casa. «Bisogna spiegare che i Presidi di prossimità territoriale – afferma Lucio D'Ubaldo, presidente di Laziosanità Asp – sono un'evoluzione e rispondono a un fabbisogno reale di sanità». A Roma il Nuovo Regina Margherita, in provincia il presidio di Palombara Sabina: due esempi di sanità che funziona. A piccoli passi sta crescendo anche il Santa Caterina della Rosa di Largo Preneste, entrato in funzione lo scorso aprile. «Sono reti di alta specialità – spiega Piero Borgia, direttore scientifico dell'Agenzia di sanità pubblica – Attualmente ne abbiamo 5 in fase avanzata di programmazione. La riconversione degli ospedali, prevista dal piano sanitario, in presidi di prossimità è un percorso difficile ma obbligato». Viv. Spi.