Lucciole multate il 25% non paga

Una multa su quattro tra quelle elevate dalla Polizia Municipale ai danni delle prostitute che esercitano la professione in strada, in base all'ordinanza emanata dal sindaco il 16 settembre scorso «non può essere notificata a domicilio ai destinatari». Questo a causa delle «false domiciliazioni» dichiarate dalle prostitute, identificate attraverso il passaporto, e dai loro clienti nel momento in cui vengono sanzionati in strada. «Su circa 4.000 verbali» redatti dai vigili urbani in quasi 8 mesi di attività «oltre 900 riportano indirizzi non corrispondenti al vero, come ad esempio piazza Venezia 1», circostanza questa che rende impossibile notificarli a domicilio per riscuotere la sanzione da 500 euro prevista dall'ordinanza. A denunciare il fatto è Gabriele Di Bella, rappresentante sindacale dei vigili urbani e componente del II Gruppo della Polizia Municipale, secondo cui «questo e altri accorgimenti stanno consentendo alle prostitute di aggirare i divieti posti dall'ordinanza». Tra l'altro, un tour notturno della Capitale permette di costatare come da via Salaria a viale Palmiro Togliatti, da via Tiberina a via Longoni, le prostitute e le transessuali abbiano ripreso ad affollare i marciapiedi. «Dopo l'iniziale effetto deterrente dell'ordinanza, le prostitute stanno tornando in strada, lo dimostrano i dati delle multe - aggiunge Di Bella - anche perché hanno capito che se dichiarano di risiedere in domicili inesistenti possono anche essere multate tutte le sere, tanto non pagheranno mai quelle sanzioni». A viale Palmiro Togliatti ad esempio, le prostitute si sono spostate di qualche centinaio di metri rispetto alle zone dove per anni hanno atteso i clienti, ora sostano sui marciapiedi nel tratto della via compreso tra l'incrocio con la Prenestina e quello con la Casilina. Per evitare di essere sanzionate per «l'abbigliamento indecoroso e indecente», come stabilito dall'ordinanza, spesso indossano jeans e magliette poco appariscenti e mostrano meno nudità rispetto agli anni passati. Frequentemente aspettano i loro clienti sotto alle paline delle fermate dell'autobus della linea 451. «Siamo stati proiettati in prima linea con le matite spuntate - afferma Di Bella - dopo una prima fase sperimentale il provvedimento doveva essere strutturato in maniera diversa per poter continuare ad avere con continuità gli effetti desiderati: bisogna dotare di strumenti e mezzi adeguati chi effettua il servizio. Serve un protocollo di intesa sui termini operativi tra le forze dell'ordine e la Polizia Municipale, avremmo bisogno di poter accedere in tempo reale agli archivi anagrafici per verificare subito l'esattezza dei domicili che ci vengono forniti».