Seimila negozi passano il testimone

DamianaVerucci Lasciano prima della scadenza naturale del contratto. A Roma, circa seimila negozianti, vale a dire il 10% del totale, sono stati "costretti" nell'ultimo anno dalla crisi a cedere la propria attività perché non ce la facevano ad andare avanti. Un numero enorme, fa sapere la Confesercenti di Roma e Provincia, che preoccupa soprattutto perché «è un fenomeno abbastanza recente e rende questo settore, tra i tanti altri problemi, molto instabile». Oltre alle chiusure, ai fallimenti e alla precarietà del lavoro, il problema del cosiddetto "turn over" è ormai, dunque, un'altra conseguenza della crisi del commercio. Di questi negozianti che se ne vanno, non tutti poi riescono a ricollocarsi facilmente sul mercato, alcuni diventano dipendenti, altri cambiano addirittura lavoro. E al posto loro, spiega Valter Giammaria, segretario generale della Confesercenti «vanno altre attività, sempre più spesso franchising o negozi di un livello più basso che necessitano di minore investimento». Questo accade tanto nelle strade più commerciali quando in quelle periferiche. Basta guardarsi un po' intorno, conferma Roberto Polidori, leader della Federabbigliamento-Confcommercio, «i negozi aprono, restano sul mercato sempre più spesso anche meno di un anno, chiudono e al loro posto sorgono altre attività, che purtroppo registrano andamenti simili». A discapito dell'occupazione e della precarietà del lavoro. Eppure, secondo l'Ufficio studi della Confcommercio, nel Lazio dal 2002 al 2008 i negozi al dettaglio sarebbero cresciuti nella Regione del 17%. Un dato, per Polidori, da leggere con molta attenzione: «Il fatto che il saldo tra attività nate e cessate sia positivo non significa che tutto vada bene perché i negozi dai 15-20 anni che vivevano una volta ora restano sul mercato sei mesi - un anno e poi il settore del commercio, da quando c'è crisi, è diventato una sorta di bacino di assorbimento degli esuberi nell'industria e negli altri comparti produttivi». A pesare su chiusure e fallimenti dei negozi c'è il caro affitti. Negli ultimi cinque anni, secondo uno studio della Cgia di Mestre su dati Nomisma, i canoni di locazione sono aumentati da un minimo del 29% ad un massimo del 41%. I rincari maggiori si registrano nelle periferie (da 185 a 260 euro al metro quadro), mentre gli aumenti meno consistenti sono nei centri urbani dove comunque si è passati da un valore medio di 527 euro al metro quadro nel 2003, ai 680 euro del 2008. Questo significa che per affittare un locale di 60mq a Roma, se nel 2003 occorrevano, di media, 2.635 euro, nel 2008 ne sono serviti 3.398 con un incremento di 763 euro al mese pari a +28.9%.