Rifiuti, un centro di sorveglianza

{{IMG_SX}}Brucia ancora la ferita di Colleferro. Con tutto il carico dei rifiuti tossici finiti nell'inceneritore insieme al combustibile da rifiuto. Uno scandalo emerso grazie ai controlli effettuati dall'Arpa Lazio, secondo quanto sottolineato dal presidente della Regione Piero Marrazzo. Le prime anomalie del sistema sono state comunicate tempestivamente, nel maggio 2008, al Noe dei Carabinieri. Fino alla fine dello scorso anno, precisa il vicepresidente Esterino Montino, «c'è stato lo scambio di informazioni, coperte da segreto istruttorio, tra l'Agenzia regionale per l'ambiente e la Procura. Proprio per questo sistema di controllo si è arrivati ai provvedimenti che conosciamo sul sito di Colleferro». Risultati operativi che non bastano: «C'è in corso un'offensiva sui reati ambientali – commenta l'assessore all'Ambiente Filiberto Zaratti – Ci dobbiamo dotare di sistemi più efficaci». Come il Centro regionale di sorveglianza ambientale e sanitario: un organismo che nascerà a breve all'interno di Arpa, ma con poteri autonomi. La Regione, su inquinamento e reati ambientali, passa al contrattacco con due delibere approvate ieri in Giunta: la prima su bonifica e recupero di 42 aree inquinate con 22 milioni di euro (di cui 7 per la Valle del Sacco). Undici i siti inquinati, discariche di rifiuti urbani dismesse da 20 anni (Aquino, Casalvieri, Ausonia, Ripi, Rocca d'Arce, le due di Roccasecca, Torrice, Villa Santa Lucia e l'ex stabilimento Caffaro di Colleferro). Approvato poi lo stanziamento in finanziaria di 6 milioni per il monitoraggio e la sorveglianza della catena rifiuti, con il rilevamento delle condizioni ambientali ed epidemiologiche dei siti dove esistono o verranno realizzati impianti per la raccolta, trasformazione e smaltimento rifiuti. «L'obiettivo è quello di fornire risultati tra le emissioni e la salute dei cittadini, e la quota di inquinamento ambientale – spiega il direttore del dipartimento di epidemiologia della Asl RmE Carlo Perucci – Dare risposte alle paure basandoci sulle evidenze scientifiche. A Colleferro – precisa – non c'è alcun aumento dell'incidenza di tumori e mortalità a causa del termovalorizzatore. L'incremento di mortalità, malattie respiratorie, mesotelioma e tumori della vescica riguarda i lavoratori esposti professionalmente all'amianto nelle fabbriche chimiche».