Stupro Caffarella, il "biondino" voleva fuggire in pullman

Voleva salire su un pullman per scappare in Romania. Il «biondino» indagato per la violenza sessuale al parco della Caffarella avrebbe fatto perdere le sue tracce se fosse uscito dal carcere di Regina Coeli. L'intenzione del romeno è venuta alla luce grazie a una conversazione registrata dagli investigatori tra Alexandru Isztoika Loyos e il padre. «Non appena uscirà dal carcere verrà versosimilmente accompagnato da un familiare alla stazione Tiburtina per prendere il pullman per la Romania», ha scritto il pm romano Vincenzo Barba nel provvedimento di fermo per il romeno emesso pochi minuti dopo l'annullamento dell'ordinanza di custodia cautelare in carcere per le accuse di stupro e rapina ai danni dei due fidanzatini. Insomma, secondo il sostituto procuratore, esiste il pericolo di fuga dell'indagato. Ma le indagini sulla violenza di San Valentino non si fermano. Nei prossimi giorni gli investigatori porteranno a termine un altro sopralluogo nel parco della Caffarella, probabilmente insieme con i ragazzi aggrediti, in attesa dei risultati definitivi del Dna, compresi quelli relativi ad altri romeni che potrebbero essere coinvolti nella vicenda. Secondo la procura di Roma, infatti, il «biondino» se non è lo stupratore della ragazza di 14 anni, allora è un calunniatore e comunque non si può escludere che possa essere complice, favoreggiatore o che abbia assistito alla violenza sessuale. Saprebbe qualcosa e, se ha visto, sta coprendo qualcuno. Gli accertamenti investigativi, quindi, proseguono in due direzioni: da una parte accertamenti per individuare i responsabili dell'aggressione del 14 febbraio, che continuano anche in Romania. Dall'altra, c'è il filone che vede indagato per calunnia, autocalunnia e favoreggiamento il «biondino»: in questo fascicolo, il presunto complice di Loyos, il romeno Karol Racz, risulta parte offesa. «Pur trattandosi di persona pressoché incensurata - ha scritto il pm nel provvedimento restrittivo emesso nei confronti di Loyos - si deve ritenere come la giovane età, il timore di una lunga restrizione in carcere, possa indurre l'indagato a sottrarsi all'accertamento dei fatti e darsi alla fuga». Un'ipotesi basata anche sul fatto che il ventenne romeno è «senza fissa dimora, di fatto migrante dal proprio Paese di origine, in cerca di fortuna e allo stato senza documentati stabili legami familiari, lavorativi, sociali con il territorio nazionale». Sull'inchiesta è intervenuto anche il Questore di Roma, Giuseppe Caruso: «Al Dna individuato dalla Scientifica non corrisponde ancora alcun nome, le indagini continuano sia in Romania sia in Italia, e non stiamo lavorando solo intorno alla cerchia di Alexandru Isztoika Loyos».