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Mattarella celebra gli 80 anni della Repubblica: "La democrazia è più forte di tutto"
No, non è stato un anno da incorniciare e Sergio Mattarella non certifica ciò che non è stato. Ma le energie, generazionali valoriali e culturali, per rovesciare le difficoltà ci sono tutte. L'Italia è già stata una volta in grado di compiere il miracolo, è storia. E' successo ottant'anni fa. Proprio sul filo del bilancio di questi otto decenni, iniziati il 2 giugno 1946 con i Referendum istituzionale e l'Assemblea Costituente, si snoda il racconto che il Capo dello Stato affida a questo undicesimo messaggio di fine anno. Un quarto d'ora, in piedi davanti alla scrivania dello Studio alla Vetrata, soprattutto un particolare: un manifesto che riproduce una copertina di un settimanale di anni fa, "Tempo", uscito dopo il referendum. Il volto di una giovane donna sorridente, un po' genere "poveri ma belli" un po' già signorina grandi firme. Era la segretaria di redazione. Da allora è il volto della Repubblica. "Si chiude un anno non facile" esordisce il Presidente, "tutti ne abbiamo ben presenti le ragioni e, come sempre, speriamo di incontrare un tempo migliore".
Le ragioni per sperare, del resto, ci sono. Ci sono nonostante "i bombardamenti nelle città ucraine, di fronte alla distruzione delle centrali di energia per lasciare bambini, anziani, donne, uomini al freddo del gelido inverno di quei territori, di fronte alla devastazione di Gaza, dove neonati al freddo muoiono assiderati". Eppure "il desiderio di pace è sempre più alto e diviene sempre più incomprensibile e ripugnante il rifiuto di chi la nega perché si sente più forte". Nessun riferimento esplicito, mentre è esplicita pochi istanti dopo l'indicazione di Nato e Unione Europea come pilastri della nostra proiezione internazionale. Nel 1946 fu una ripartenza e una scoperta: si affacciarono le donne alla politica, elettrici attive e passive per la prima volta nella storia, si sviluppò un vero e proprio metodo democratico basato non sulla contrapposizione, ma sulla ricerca di una via d'uscita comune dai problemi. Succedeva alla Costituente, oggi andrebbe ricordato un po' più spesso. Anche perché la pace la si costruisce dal basso, stando insieme. La coesione sociale è uno dei leit motiv dell'intervento. "La nostra vera forza, la coesione sociale nella libertà e democrazia, ci ha consentito di fare dell'Italia il grande Paese che è oggi", scandisce Mattarella, "le legittime dialettiche tra le varie posizioni hanno contribuito a concrete realizzazioni che hanno cambiato in meglio la vita delle persone. Diritti e doveri sono diventati progressivamente fatti e non sono rimasti astratte affermazioni".
Il problema, semmai, è mantenere i risultati di questa storia di successo, perché i problemi non sono risolti una volta per tutte. Mattarella non manca di elencare, accanto ad ogni dato positivo del passato, la necessità del presente. E' cosi' per il piano casa, che viene accostato alla necessità dei giovani di trovare adesso un alloggio, è così per le donne, il cui cammino verso la piena parità resta incompiuto.Tutto dipende da noi, spiega Mattarella, perché "la Repubblica siamo noi". Ma l'ottimismo deve restare la cifra del nostro approccio alla vita. Il passato ha visto altre crisi, altri momenti di difficoltà dal terrorismo all'epoca delle stragi. Ma la coesione sociale, la coesione delle formazioni politiche ha permesso di superare la prova e anche adesso, mentre i sondaggi vedono un aumento di quanti considerano le autocrazie più in grado di affrontare le sfide del presente, Mattarella sillaba e sottolinea: la nostra democrazia è più forte di ogni altra cosa. "Nessun ostacolo è più forte della nostra democrazia", chiarisce, "Desidero ricordarlo a tutti noi e rivolgermi, particolarmente, ai più giovani. Qualcuno - che vi giudica senza conoscervi davvero - vi descrive come diffidenti, distaccati, arrabbiati: non rassegnatevi. Siate esigenti, coraggiosi. Scegliete il vostro futuro. Sentitevi responsabili come la generazione che, ottanta anni fa, costruì l'Italia moderna". A tutti manda a dire, il Capo dello Stato: stiamo uniti e ce la faremo. Ci saranno tempi migliori.