Le nuove regole
Ddl Corte dei Conti: domani in Senato atteso il via libera definitivo alla riforma
Arriva domani nell'Aula del Senato il cosiddetto ddl Foti, ovvero la riforma della Corte dei conti. Governo e maggioranza, terminato l'esame in commissione, puntano al via libera definitivo dopo l'approvazione in prima lettura della Camera dello scorso aprile per far entrare in vigore le nuove regole prima dell'inizio del nuovo anno. E per l'esecutivo a Palazzo Madama ci sarà anche il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano. In occasione del conferimento del mandato ai relatori a riferire all'Assemblea, Fratelli d'Italia ha parlato di un provvedimento che introduce "una riforma necessaria", "che potrà aprire una breccia per mettere al riparo gli amministratori dalla paura che li imbriglia: in questa prospettiva, la riforma della giustizia contabile portata avanti introduce il principio che il controllo sia doveroso, ma che debba basarsi su fatti e non su mere presunzioni". A favore del ddl anche gli alleati nella coalizione di centrodestra, Forza Italia e Lega, con quest'ultima che ha ricordato come la riforma della Corte dei conti è stata "più volte richiesta, in quanto il meccanismo di azione ha mostrato negli anni numerose problematiche che vanno oltre la cosiddetta paura della firma". Il disegno di legge, secondo il partito di Matteo Salvini, "fornisce chiarezza a chi opera nella pubblica amministrazione, rendendo prevedibili gli eventuali effetti dannosi collegati all'esercizio di un potere amministrativo", e rappresenta "un passaggio anche storico importante". Non la pensa allo stesso modo l'opposizione. Per il Partito democratico, infatti, il provvedimento "nei fatti afferma una sostanziale irresponsabilità della pubblica amministrazione" e, così come è stato approvato alla Camera, "presenta profili di criticità molto preoccupanti, in quanto scardina il principio della responsabilità dei pubblici amministratori in relazione agli atti che arrecano un danno erariale". "L'effetto che si otterrà con questo disegno di legge non sarà certo una maggiore garanzia di legalità - la linea dem -, bensì una pericolosa deresponsabilizzazione dei pubblici amministratori, in un Paese in cui la qualità della burocrazia non rappresenta un volano per lo sviluppo". Diversi gli aspetti critici messi in evidenza dal partito di Elly Schlein, a cominciare dalla "previsione di una limitazione della responsabilità erariale anche per i casi di colpa grave. Tale previsione, unita alla disposizione in materia di prescrizione, la quale inizia a decorrere, anche nel caso di occultamento doloso del fatto, nel momento della commissione del fatto e non nel momento della scoperta, manifesta la palese irragionevolezza di queste norme, che certamente non supereranno il vaglio di costituzionalità". Secondo il Pd è come se "si incentivasse il colpevole ad occultare il fatto causa di danno erariale, da un lato, mentre la previsione di una riduzione della responsabilità contabile per il singolo al 30% del pregiudizio accertato si sostanzia in una enorme deresponsabilizzazione dei pubblici amministratori che scaricano sulla collettività il restante danno erariale. Tale deresponsabilizzazione è ulteriormente rafforzata dall'introduzione dell'istituto del silenzio-assenso che, nei fatti, renderà esente da responsabilità chi ha richiesto il parere preventivo alla Corte di conti". In conclusione, per i dem, l'insieme di tutte le disposizioni introdotte dal ddl comporta "una perdita della funzione preventiva delle norme poste a tutela della responsabilità erariale, introducendo nei fatti una pubblica amministrazione sostanzialmente irresponsabile verso la collettività". Contrario anche il M5s, secondo il quale il ddl "disegna un sistema di giustizia contabile in cui saranno sempre e comunque i cittadini a pagare, mentre chi amministra non pagherà mai più del 30% del danno causato e comunque mai più del doppio della propria retribuzione annuale. Si introduce cioè una riforma che contraddice pienamente un principio cardine dello Stato di diritto, per cui la legge è uguale per tutti". Per il Movimento di Giuseppe Conte, "l'introduzione della possibilità di richiedere un parere preventivo alla Corte dei conti, unito all'introduzione di un meccanismo di silenzio-assenso, nei fatti rappresenta un via libera per tutte le illegalità". "Il provvedimento - evidenziano quindi i pentastellati - non aggiunge risorse economiche per incrementare l'organico della Corte, che pertanto sarà ingolfata da richieste di pareri preventivi che non riuscirà ad evadere, con ciò alimentando il meccanismo del silenzio-assenso". Infine viene sottolineato dal M5s che "la disparità di trattamento sotto il profilo della responsabilità introdotta dal provvedimento rappresenta un grave vulnus al principio di uguaglianza. La paura della firma, infatti, è propria di tutti i professionisti, si pensi ai medici o agli avvocati: i cittadini cioè rispondono sempre e comunque delle proprie azioni, mentre, con il disegno di legge, si afferma nuovamente il principio che gli uomini di potere non rispondono pienamente dei danni causati, secondo un fil rouge che lega tutti i provvedimenti di questo Governo, a partire dall'abolizione del reato di abuso di ufficio".