aumenta il successo
L’Europa torna alle radici: dalla Manica al Mediterraneo, ora il vento della destra soffia sempre più forte
C’è una evoluzione nei flussi di consenso europei, che premia partiti identitari, eurocritici, alcuni dei quali rivolti al trumpismo come punto di riferimento ideale. E’ di ieri la notizia che, secondo un sondaggio promosso da “YouGov”, Afd si attesterebbe come prima formazione a livello nazionale in Germania, superando di un punto l’alleanza di centrodestra CDU-CSU. I socialdemocratici si collocherebbero al 15%. Si tratta di una rilevazione giunta a qualche giorno delle elezioni amministrative nel land Nord Reno-Vestfalia, il più popoloso della Germania, con 13 milioni di aventi diritto. Qui, se nel piazzamento di primo partito si è confermata la Cdu, l’Afd ha comunque beneficiato di un’imponente impennata di consenso, raggiungendo il 16,5 e aumentando la percentuale di 11 punti.
Altro Paese rilevante è la Francia. Qui, il partito di Marine Le Pen, Rassemblement National, si attesta ampiamente al vertice dei sondaggi. Un trend rafforzato dallo scorso anno, con quel che è accaduto dopo le elezioni legislative. Il Presidente Emmanuel Macron, pur di non incaricare i vincitori della consultazione (il partito della Le Pen, appunto) ha dato vita a due governi di minoranza che hanno avuto un’esistenza breve e tormentata. Prima Barnier e poi Bayrou. Ora, l’incarico è stato dato a un macronista di provenienza gollista, Lecornu, ma mentre il sistema politico francese è evidentemente affaticato da questa prolungata instabilità e dalla crisi economica, il Rassemblement continua a crescere e la fiducia di Macron continua inesorabilmente a calare. Tra le circostanze recenti nell’Europa continentale, va segnalato anche quanto accaduto in Norvegia. Dove ha vinto il blocco di centrosinistra, guidato dal Partito Laburista. Tuttavia, va segnalata la grande crescita dei consensi del Partito del Progresso, diventato il secondo nel Paese. Crescendo di 11,6 punti percentuali, ha raggiunto il 23,8%, arrivando a superare il raddoppio dei seggi, portati da 21 a 47. Una crescita collocata soprattutto nel gradimento nelle generazioni più giovani intorno a temi come sicurezza e immigrazione. La leader del partito del progresso è Sylvi Listhaug, che parte della stampa europea ha associato, come profilo politico, alla Presidente del Consiglio italiana Giorgia Meloni.
Altra “file” di cui tener conto è l’Olanda. Qui, si andrà al voto il prossimo 29 ottobre, dopo che il governo guidato da Dick Schoof (non eletto parlamentare) è caduto nella primavera di quest’anno. Di quel governo, definibile di centrodestra, faceva parte anche il PVV di Geert Wilters, che poi si è sfilato lamentando un’inefficiente politica migratoria e denunciando, in generale, lentezza nella realizzazione del programma. Ora, mentre si avvicina la data del voto, il PVV si attesta come primo partito, anche se il trend si è attestato a livelli più bassi rispetto all’impennata post caduta del governo. Uscendo dall’Ue, risalta il caso inglese, dove la crescita dei consensi di Reform Uk ha di fatto smontato la tradizione bipartitica che vedeva fronteggiarsi i conservatori e i laburisti. Il leader di Reform, Nigel Farage, si rifa esplicitamente a Donald Trump e ha avuto, in passato, una sinergia con Elon Musk. Il patron di Tesla prima ha dichiarato il suo endorsement a Farage, salvo poi fare marcia indietro accusandolo di debolezza. Musk ha virato il suo sostegno al leader ribellista Tommy Robinson. La forza elettorale di Farage si basa sostanzialmente su due elementi: da un lato ci sono le difficoltà del premier laburista Keir Starmer sul piano interno, tra un’economia in affanno e difficoltà politiche. D’altro lato, c’è il periodo critico dei conservatori, in crisi di leadership e proposte dopo la lunga parabola a Downing Street che si è malamente conclusa, dissanguando la presa dei tories nel corpo sociale.