voto a bruxelles

Immunità, il pianto di Ilaria Salis: chiede ai colleghi di essere salvata

Ignazio Riccio

Ilaria Salis torna al centro della scena europea. La commissione Affari giuridici del Parlamento europeo (JURI) discuterà e voterà martedì 23 settembre la richiesta avanzata dalle autorità ungheresi per revocare l’immunità parlamentare alla neoeletta eurodeputata italiana. Se la commissione darà il via libera, la decisione definitiva passerà alla plenaria di Strasburgo, prevista a ottobre. Salis ha affidato al social media X un messaggio dai toni duri. “Sarebbe estremamente grave e irrazionale – ha scritto – se il Parlamento europeo si piegasse alle pulsioni vendicative di Orbán e di un governo illiberale e anti-europeista”. La deputata italiana chiede esplicitamente ai colleghi della Commissione JURI e dell’intero Parlamento di non permettere che l’immunità venga revocata, invitandoli a “non cedere alle pressioni dell’estrema destra” e a proteggere le istituzioni democratiche europee. “Confido che le forze democratiche prevalgano”, ha aggiunto Salis, in un chiaro appello a essere salvata da quella che definisce una manovra politica orchestrata da Budapest.

 

  

 

 

La vicenda giudiziaria risale al febbraio 2023, quando Salis fu arrestata a Budapest durante un’operazione contro l’antifascismo radicale, accusata di aver partecipato a un’aggressione a sfondo politico. Le immagini della giovane attivista italiana in tribunale, incatenata mani e piedi, fecero il giro d’Europa, alimentando polemiche e accuse di violazioni dei diritti umani.
Candidata da Alleanza Verdi-Sinistra alle elezioni europee del giugno scorso, Salis è stata eletta con oltre 170mila preferenze, ottenendo così l’immunità parlamentare. Immunità che ora il governo ungherese chiede di revocare per proseguire l’azione penale nei suoi confronti. Il dossier è stato affidato al relatore spagnolo Adrián Vázquez Lázara, esponente del gruppo liberale Renew Europe. La Commissione JURI esprimerà un voto sulla base della sua relazione, che non è ancora stata resa pubblica. Il voto in plenaria sarà vincolato al parere della commissione, ma potrà comunque confermare o respingere la richiesta.

Salis denuncia “pressioni dell’estrema destra sui settori più moderati del Parlamento” e parla apertamente di una “violazione dei diritti fondamentali”. Secondo la deputata, il processo a suo carico sarebbe politicizzato e privo di garanzie. “Verrei consegnata a un sistema giudiziario condizionato dal potere esecutivo – ha sottolineato – dove un’oppositrice politica non ha alcuna possibilità di giusto processo”.

La polemica si inserisce in un quadro più ampio di tensioni tra Bruxelles e Budapest. L’Unione europea ha più volte avviato procedure contro l’Ungheria per violazioni dello stato di diritto ma il governo Orbán continua a difendere la propria linea, accusando l’Ue di doppie misure e atteggiamenti ideologici. Il voto del 23 settembre si annuncia delicato. La posta in gioco non è solo il destino personale di Salis, ma il rapporto fra la tutela dei diritti parlamentari e le richieste giudiziarie provenienti da Paesi membri dove, secondo Bruxelles stessa, l’indipendenza della magistratura è messa in discussione.