Il commento
Gli anti-Donald e il comunismo cinese
L'anti-trumpismo, crescente soprattutto nella Vecchia Europa dopo le misure dei dazi prese dal presidente americano, si scontra già oggi con un dilemma che Amleto, al confronto, era un uomo spensierato. Il dilemma non riguarda se essere anti-trumpiani oppure trumpiani (sarebbe troppo facile) bensì le conseguenze che una scelta ideologica contro il tycoon porterebbe con sé. Sono in tanti, troppi, infatti oggi in Europa a spingere per accordi con la Cina. Attenzione, qui si esce dal terreno dei soli dazi od economico e si entra nella sfera geopolitica. Stiamo parlando della Cina comunista, dove non c’è democrazia, dove i diritti, compresi quelli di chi lavora (e le libertà), sono secoli indietro rispetto a quelli che abbiamo nel mondo occidentale, inteso come Stati Uniti + Gran Bretagna + Europa (e + altri Paesi democratici). Stiamo parlando della Cina che è stata per oltre tre anni d’invasione russa in Ucraina l’amica speciale - e lo è ancora - dello zar Vladimir Putin, sostenendo Mosca economicamente ma anche come alleata geopolitica. Stiamo parlando della Cina che sta alzando sempre di più le pressioni sull’isola di Taiwan (il presidente del Dragone Xi Jinping non ha, del resto, mai nascosto la sua volontà di riportare l’isola sotto Pechino).
Ebbene, coloro che nutrono sentimenti anti-trumpiani dovrebbero oggi partire da un principio elementare: gli Usa sono una grande democrazia e Donald Trump è stato scelto e votato dagli americani alle elezioni presidenziali del novembre 2024. La Cina, al contrario, non è una democrazia. Da cui la domanda che segue questo principio elementare e che attiene alla realtà politica del mondo odierno: pur di andare contro Trump c’è un sacco di gente in Europa che preferirebbe scegliere oggi la Cina comunista di Xi Jinping perché gli Usa hanno messo dazi da inizio aprile all’Ue? Il fatto tragico, per l’Ue, è che sì, in Europa c’è chi preferirebbe la Cina agli Usa. Ci auguriamo che questa linea, nel Vecchio Continente, non prevalga. E ce lo auguriamo non per trumpismo (che non c’entra) ma per il bene degli europei e la salute delle nostre democrazie. L’illusione della via della Seta, da cui l’Italia guidata dal governo di centrodestra di Giorgia Meloni si è sganciata (per fortuna!), ancora non è bastata agli anti-trumpiani europei per cogliere un ingrediente base delle democrazie: fra un avversario politico eletto in libere elezioni e un paese autoritario, che magari per interessi e circostanze strizza benevolmente l’occhio, la libertà è nello scegliere sempre l’avversario eletto in democrazia. Perché in democrazia si vota ad ogni legislatura liberamente mentre nel comunismo non funziona così. Perciò scegliere oggi, per la questione dei dazi, la Cina comunista anziché cercare un dialogo e un accordo con gli Usa, sarebbe la rovina dell’Europa.