Strada verso Bruxelles

Salvini pesca il jolly Vannacci: "Mi piacerebbe condividere un percorso"

Christian Campigli

L'asso nella manica. Il jolly in grado di rimescolare le carte e di rilanciare un partito desideroso di migliorare il risultato delle ultime elezioni politiche. Un simbolo per cercare di dialogare con quell'Italia profonda che, non da oggi, la politica più canonica non è in grado di comprendere prima, di intercettare poi. Matteo Salvini rompe gli indugi e ufficializza quello che, da settembre, era piuttosto evidente alla maggioranza degli analisti politici. Il leader della Lega vuole candidare alla prossima tornata europea il generale Roberto Vannacci. «Condivido una parte delle riflessioni del generale Roberto Vannacci e mi farebbe piacere condividere un cammino insieme. Tempo al tempo». Lo ha ribadito ieri il vicepremier Matteo Salvini, a chi gli chiedeva se il nuovo libro di Vannacci, in cui il generale critica l’auto elettrica, indichi un nuovo passo verso la sua candidatura alle Europee con la Lega. «Io non mi scaglio contro le auto elettriche. Ci sono 400mila italiani che oggi hanno l’auto elettrica su quaranta milioni di vetture, l’1%. Se uno vuole comprarsi l’auto elettrica fa bene a comprarsela, la follia è imporre fra 11 anni solo l’auto elettrica.

 

  

 

Questa non è un’idea di Vannacci o di Salvini, è un’idea di buon senso. Questo significa solo fare un regalo alla Cina. Detto questo, ho letto il primo libro di Vannacci, leggerò anche il secondo se uscirà, però non decido le candidature in base alle auto elettriche o ai libri». Al di là della naturale prudenza, l'endorsement del ministro delle Infrastrutture è piuttosto chiaro. E parte da un ragionamento politico logico. Quando, nella scorsa estate, è scoppiato il «caso Vannacci», l'Italia si è divisa in due. Un po' come succedeva ai tempi della rivalità tra Coppi e Bartali o tra Rivera e Mazzola. Il primo libro del militare, «Il mondo al contrario» ha posto l'accento su una serie di temi «sensibili», dai gay, all'ambientalismo, passando per la gestione dell'immigrazione. Argomenti che hanno acceso un dibattito enorme, in particolar modo sui social network.

 

 

Accanto a chi, intellettuali radical chic, giornaloni ed esponenti di sinistra, ha bollato quelle trecento pagine come «autentica spazzatura», c'è stata una larga parte del Paese che ha apprezzato quel modo semplice e genuino di esporre i problemi italiani. Elettori delusi, che da anni non si recano alle urne e che, al contrario, potrebbero identificarsi nel generale Vannacci. E votarlo. Salvini è convinto di poter centrare l'obiettivo doppia cifra col militare spezzino e magari sfiorare quel quindici per cento considerato l'optimum dai leghisti. «Ringrazio chi ha fatto le proposte - disse, una decina di giorni fa, il generale - perché vuol dire riconoscere in me capacità e meriti. E poi mi riservo di valutare in base a molti criteri, professionali, familiari. Quando scioglierò la riserva sarò il primo a dirlo, non vi fidate delle imitazioni che invece millantano di conoscere quali saranno le mie decisioni future». Un dubbio che Salvini ha intenzione di sciogliere, al più presto, con una proposta difficile, se non impossibile, da rifiutare: essere capolista per il Carroccio in tutte e cinque le circoscrizioni italiane.