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Manovra alla Camera, la sterzata di Giorgetti: "Rispettiamo le regole"

Edoardo Romagnoli

Patto di stabilità, Mes, Superbonus e debito pubblico. Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti risponde a 360 gradi ai parlamentari riuniti in Commissione Bilancio alla Camera per esaminare gli oltre 1000 emendamenti presentati dalle opposizioni alla Manovra. Secondo Giorgetti c’è la necessità di «uscire con coraggio dalla fase in cui ci siamo assuefatti a questo Lsd che abbiamo preso per 4 anni, e piano piano eliminare punto per punto tutte queste misure che non ci possiamo permettere». Fra queste c’è sicuramente il Superbonus, anche se Forza Italia chiede la proroga ancora per qualche mese. I dati della misura straordinaria varata dal governo Conte II «negli ultimi mesi vanno addirittura peggio in termini di uscite per la finanza pubblica rispetto a quelle previste dalla Nadef.

Poi il Parlamento deciderà, per quanto riguarda il ministro dell’Economia e delle Finanze, in cuor mio so quello che è il limite che posso fare e che proporrò al Cdm, oltrre a cui non si può andare perché questa è la realtà dei numeri». Per Giorgetti si tratta di una misura «fatta in un momento eccezionale» che «purtroppo ha degli effetti radioattivi come una centrale nucleare con conseguenze che non riusciamo a gestire. Dobbiamo uscire da questa allucinazione che abbiamo vissuto in questi anni in cui tutto ci è sembrato dovuto».

  

Sul Patto di stabilità e crescita per il ministro si tratta di un «compromesso», un risultato che comunque non permette di «fare festa». Poi ha ribadito con forza che lui si «è preso tutta la responsabilità di accettare un accordo invece di mettere un veto a caso per tornare a delle regole molto peggiori rispetto a quelle che il nostro Paese affronterà nei prossimi mesi».

Se non ci fosse stato un accordo sul nuovo Patto di stabilità, infatti, dal primo gennaio sarebbe entrato in vigore il vecchio Patto di stabilità e crescita scritto col fiscal compact mentre con quello nuovo «abbiamo fatto un passo in avanti». In ogni caso «le nuove regole non toccheranno il 2024, semplicemente perché non potranno che partire dal 2025 e quest’anno funzionerà un meccanismo misto di vecchie regole con le linee guida della Commissione europea». Il problema, ha sottolineato Giorgetti, «non è l’austerità ma la disciplina, cioè la capacità per chi fa politica di prendere decisioni anche se impopolari».

Tra l’altro il titolare di via XX settembre ha evidenziato come le previsioni del governo con i documenti programmatici «sono coerenti con quello che è previsto dal nuovo Patto di stabilità». Sulla mancata ratifica del Meccanismo europeo di stabilità il ministro ha spiegato che «io non ho mai detto nè in Parlamento, nè in sede europea, nè in nessun’altra sede, che l’Italia avrebbe ratificato il Mes. Ho letto cose assurde e totalmente false».

Quello che invece ha fatto «è semplicemente ricordare che il Parlamento italiano, che ha la competenza sovrana sulla materia, aveva di volta in volta rinviato la votazione rispetto a una richiesta arrivava dall’opposizione». Dopo il quarto rinvio è stato proprio Giorgetti a chiedere che il Parlamento si esprimesse cosa che poi ha fatto votando «esattamente come avevo anticipato in sede europea». Comunque il «Mes non è nè la causa nè la soluzione al nostro problema perché il nostro problema si chiama debito» sottolineando la necessità di tenerlo «sotto controllo o questo Paese non ce la fa». Poi il ministro ha smentito chi sosteneva che la mancata ratifica del Mes non è stato «un fallo di reazione per il Patto di stabilità, ma la presa d’atto che per quanto riguarda Unione bancaria, mercato dei capitali, assicurazione sui depositi purtroppo di progressi a livello europeo non se ne fanno, dico purtroppo perché il tutto si tiene» e in ogni caso, ha assicurato, «abbiamo uno dei sistemi bancari più solidi in Europa». Durante l’incontro si è parlato anche di Ponte sullo Stretto, secondo Giorgetti «non è scandaloso che le regioni interessate contribuiscano all’opera».

Ultimo capitolo: la manovra finanziaria che oggi approderà in Aula. Il titolare di via XX settembre ha rimarcato come il testo originario presentato dal governo, anche dopo le modifiche apportate in Senato, «ha mantenuto sostanzialmente intatto la quadratura e l’impianto della nostra proposta, in questo senso il governo lo valuta favorevolmente». Poi ha rivendicato lo sforzo fatto dal governo «in extra deficit per i lavoratori dipendenti con redditi bassi». L’obiettivo è «non disperdere importanti risorse indirizzate a bonus monodirezionali». Il tempo delle spese folli è finito adesso «rispettiamo le regole».