retroscena

Riforme, Paragone: quelle "manine occulte" che difendono il Palazzo

Gianluigi Paragone

È da poco uscito in versione economica «Io sono il potere. Confessioni di un capo di gabinetto». Ne consiglio la lettura a tutti coloro che stanno scrivendo e parlando di riforma costituzionale. Sono convinto infatti che lo slalom tra presidenzialismi, premierato e altre formule rischi di portarci fuori pista rispetto a due veri poteri, dei quali uno è difficilissimo da toccare (la giustizia), l’altro nemmeno ci provano anche perché si tratta del sistema nervoso dei Palazzi, le famose «manine» che intervengo in protezione. Il racconto dell’anonimo capo di gabinetto è la radiografia del vero potere: poteva essere un bestseller ma siccome non parla dei politici, al libro si è preferito mettere la sordina. «Io non faccio qualcosa. Io sono qualcosa», racconta il capo di gabinetto. «Io sono il volto invisibile del potere. So, vedo, dispongo, risolvo, accelero e freno, imbroglio e sbroglio. Frequento la penombra. Della politica, delle istituzioni e di tutti i pianeti orbitanti. Industria, finanza, Chiesa». Ed è così. L’opinione pubblica, l’elettorato, non conosce il sistema nervoso del potere e i media non sono interessati a dare un volto a chi briga e può tornare utile. «Noi capi di gabinetto siamo un clero. I politici passano, noi restiamo.

 

  

Una cinquantina di persone che tengono in piedi l’Italia, muovendo i fili dietro le quinte». Vero, ma quale Italia tengono in piedi? Quella che sta nel sistema, quella che trova sempre un dirigente - al netto dei ministri - che ripara e restaura. Faccio alcuni esempi: i 620 milioni dati dal governo italiano ad Ilva sono stati gestiti da un assetto societario in cui il socio pubblico di minoranza mette i soldi necessari ed il privato non pare che non abbia i vincoli di responsabilità.

Ora a Taranto, la manager di Mittal, Lucia Morselli, chiede altri 320 milioni non per investire in decarbonizzazione, bonifiche o nuovi investimenti ma semplicemente per pagare la bolletta del gas ed evitare il distacco della fornitura. Queste cose si con stridiscono nel sistema nervoso del potere, sistema dove non arrivano invece le piccole e medie imprese italiane che, al contrario di altri, assumono, si fanno da banca, cantano e portano la croce. Lo schema del potere è sempre quello: si ottiene un contributo pubblico o una partecipazione pubblica per qualcosa che è «strategico» e che sarà «controllato» dallo Stato tramite accordi parasociali che non vengono mai resi pubblici e che si rivelano fallaci alla prima difficoltà.

 

Anche quest’anno il governo ha deciso di dare 400 milioni a Stellantis ed i suoi soci per la ristrutturazione dello stabilimento di Termoli che sarà destinato a produrre batterie elettriche. Esiste un memorandum d’intesa fra le autorità italiane ed i privati che obbligherebbe i secondi ad investire 2 miliardi, ma al memorandum non si ha accesso non viene reso pubblico.

Come non è reso pubblico l’accordo fra il Ministero dell’Economia ed il fondo americano KKR, secondo il quale il governo dà 2 miliardi al fondo in cambio di una quota di minoranza nella rete Telefonica che Tim cederà. Il Mef promette che il controllo della rete sarà pubblico ma non si capisce come sarà possibile che lo Stato con il 20% possa avere più diritti di governance del socio privato.

Non essendo i soci americani propriamente dei benefattori il sospetto è che in cambio di poteri che sono già garantiti dalla golden power lo Stato guardi una operazione border line con l’unica certezza che probabilmente assisteremo ad un aumento generalizzato delle tariffe telefoniche nei prossimi anni.

 

La morale dunque è sempre la stessa: mentre a famiglie e imprese vere si chiede di fare sacrifici, le manine proteggono quegli accordi fra il pubblico ed i privati inquadrati contratti specifici, complicati e molto segreti. Infatti poi accade che si perdono soldi pubblici e nessuno ne è responsabile. Il Gestore dei Servizi Energetici (GSE), che svolge procedure per l'approvvigionamento di lungo termine di gas naturale, e Snam hanno perso 4,6 miliardi di soldi pubblici perché nel 2022 ha acquistato gas per gli stoccaggi senza effettuare le operazioni di copertura, nessuno scandalo nessuna inchiesta nessuna reazione da parte del governo. Ecco come il potere occulto, quello che sfugge ai radar delle riforme, fa girare l’Italia senza che gli italiani lo sappiano.