l'intervista

Alluvione e sicurezza, il piano del ministro Musumeci: un miliardo per Comuni più sicuri

Gaetano Mineo

Ministro per la Protezione civile, Nello Musumeci, anche se è prematuro, si può fare un breve bilancio dei danni del maltempo in Toscana e nelle altre regioni come Lombardia, Veneto e Emilia Romagna?
«È impossibile farlo, servirà ancora tempo e in ogni caso è un compito che spetta alle Regioni inoltrare a Roma un rapporto dettagliato dei danni».

A pochi mesi dalla tragedia dell’Emilia Romagna, ora questa della Toscana. Certo non si può più parlare di emergenza maltempo.
«No, non sono più emergenze e non lo sono ormai da diversi anni, da quando cioè il processo di tropicalizzazione ha investito anche l’Italia. Purtroppo gli eventi calamitosi non possiamo evitarli ma mitigarne gli effetti sì. Questo non avverrà fino a quando tutti noi non avremo assunto una maggiore consapevolezza della fragilità del territorio in cui viviamo ed un nuovo approccio alla cultura del rischio che oggi appare pressoché assente».

  

Per i geologi il cambiamento climatico non deve essere alibi per giustificare errori di un cattivo uso del territorio.
«Concordo perfettamente con loro. Chi dice "non ho mai visto una cosa del genere" non sempre è in buona fede, perché in Italia eventi estremi anche più gravi di quello che abbiamo registrato questo fine settimana si registrano ormai da oltre un decennio. È davvero inquietante e a fronte di questi eventi l’uomo rimane fermo, inerte e inerme».

Che ruolo hanno i consorzi di bonifica oltre a costare una barca di soldi?
«I consorzi di bonifica hanno svolto in quasi 100 anni una funzione importante nella pianificazione idraulica e nella bonifica. Oggi la loro attività originaria appare superata in parte. Credo che andrebbe rivisto il rapporto tra i consorzi di bonifica e le istituzioni, anche con qualche modifica normativa».

Possiamo dire in tal senso che ci metterete mano o no?
«È uno degli obiettivi condivisi con il collega Lollobrigida, titolare della delega per l’Agricoltura».

Il governo ha stanziato subito 5 milioni, dichiarando lo stato di emergenza. Quali ulteriori misure pensate di varare a breve e i tempi?
«I 5 milioni sono le prime risorse per consentire alle istituzioni locali di far fronte, in un contesto di deroghe per facilitare le procedure, alle iniziative di soccorso e di assistenza alla popolazione evacuata. E al ripristino della viabilità principale con la rimozione di fanghi e detriti, per esempio. Il nostro dipartimento di Protezione civile valuterà in seguito l’erogazione di ulteriori risorse quando la Regione Toscana farà arrivare una ricognizione analitica dei danni».

Siamo solo in autunno, per il prossimo inverno il governo ha già un piano?
«Diciamo subito che le calamità naturali ci sono sempre state e continueranno ad esserci, purtroppo. Perché la forza della natura non si può assolutamente neutralizzare.
Ma se si realizzano opere di prevenzione strutturale e non strutturale si possono ridurre gli effetti. Per la prevenzione non strutturale può bastare poco tempo. Si tratta di promuovere una campagna di comunicare sui possibili rischi e suggerire le buone pratiche di comportamento dei cittadini, assieme alle esercitazioni. Gli interventi strutturali richiederanno anni e sono affidati essenzialmente alle Regioni.
Che in alcuni casi delegano i Comuni al ruolo di soggetti attuatori. Il governo, negli ultimi mesi, per mettere in sicurezza il territorio, ha messo a disposizione circa 150 milioni per i piccolissimi Comuni e 800 milioni del Pnrr per le Regioni. Stiamo verificando quante Regioni si dicono disposte a realizzare le opere entro la scadenza perentoria del 2026, pena la restituzione delle risorse a Bruxelles, il che sarebbe una gran figuraccia dell'Italia in Europa».

Legambiente sostiene che l’Italia è l’unico grande Paese europeo senza un Piano di adattamento ai mutamenti del clima.

«Il piano di adattamento al cambiamento climatico è stato deciso nel 2016 e quando ci siamo insediati noi, un anno fa, non era stato ancora definito. Grazie all'intervento e alla pressione del governo e del collega dell'Ambiente, Pichetto Fratin, possiamo dire di essere arrivati a buon punto». La Protezione civile lancia una ulteriore allerta per il fine settimana. «Non possiamo certo vivere con l’ansia del temporale o del maltempo. Ovunque nel mondo ormai non c’è territorio risparmiato dagli eventi estremi. Tuttavia, dobbiamo cancellare la cultura del fatalismo, della quale ci siamo alimentati per troppo tempo».