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Sinistra rosicona, Elly Schlein rilancia la patrimoniale

Pietro De Leo

Ci risiamo. Con la sinistra di nuovo conio, così "woke", del "buonasera a tutte e tutti", che punta il mirino sulla casa. Ieri, l’espressione nostrana di questa vocazione politica, ossia la segretaria Pd Elly Schlein, con la sua consueta circumnavigazione verbale ha, di fatto, aperto ad una nuova patrimoniale. Al Festival dell’Economia le viene chiesto un parere in proposito, e osserva: «Per riuscire a rendere più equo e progressivo il sistema bisogna fare degli interventi. Dobbiamo aumentare la progressività. La tassazione alle imprese e sul lavoro va ridotta, ma mentre la si riduce si deve pensare perché le tasse sulle rendite fiscali e immobiliari è così bassa, si può dire? Non possiamo negare che siamo in Paese con la tassazione sulle successioni più iniqua e bassa, si può dire o no? Da qualche punti i conti devono tornare. Il nostro faro sono progressività e redistribuzione».

Par d’intendere, nella selva di parole, che sia favorevole ad una patrimoniale. Tema non certo estraneo alla sua proposta politica, così come esplicitato durante la campagna congressuale in cui, duellando con Stefano Bonaccini, giocava la partita (poi vinta) per la conquista del Pd: «In una riforma fiscale complessiva -diceva allora- anche il tema dei "grandi patrimoni" deve essere affrontato in un’ottica redistributiva, a partire dall’allineamento della tassa sulle successioni e donazioni a livello degli altri Paesi europei». E appena una decina di giorni fa, quando infuriava il dibattito attorno al caro-affitti per gli studenti, osservava: «Riteniamo necessario mettere sul mercato degli affitti alloggi che sono sfitti, dando aiuto, intermediazione, garanzia».

  

Presa di posizione assai generica che, però, pare nascondere una certa pulsione dirigista. E dove possibile si passa alle vie di fatto. Qualche settimana fa, all’Europarlamento, il Pd con i suoi alleati nel gruppo socialdemocratico ha presentato una serie di emendamenti ad una risoluzione. In uno si chiedevano più tasse per «gli individui e le famiglie più ricchi, per motivi di uguaglianza sociale ed economica». Nell’altro si poneva l’accento sull’ «importanza di forme progressive di tassazione», e dunque si invitava «la commissione a presentare una proposta relativa ad una nuova risorsa propria», tradotto, una nuova tassa, «basata su un’imposta sul patrimonio sugli individui e famiglie», in quanto «un’imposta sul patrimonio progressiva a livello Ue contribuirebbe a far uscire l’Unione dalle molteplici crisi recenti». Dunque, una vera e propria patrimoniale europea (che a quanto pare, al momento è stata respinta).

E non è certo un caso che il Pd sia favorevole, peraltro, alla direttiva sulle "case green" che costituirebbe ad onerose operazioni di adeguamento energetico in pressoché tutti gli immobili italiani, presumibilmente insostenibili per i portafogli dei proprietari. Peraltro, l’idiosincrasia verso le case unisce corsi vecchi e nuovi. Una delle ragioni che portarono l’ex segretario Enrico Letta a schiantarsi elettoralmente alle elezioni del 25 settembre fu proprio l’ideona di una «dote per i diciottenni da finanziare con la tassa di successione». E nella scorsa legislatura, addirittura nella legge di bilancio 2021 (quindi a fine 2020, quando l’Italia languiva per il Covid) fu presentato un emendamento per introdurre la patrimoniale, a firma Orfini (Pd) e Fratoianni (Leu). In quel caso, però, considerando il difficile momento che l’Italia stava attraversando, i dem non appoggiarono la proposta. Ma tutto questo segna il profilo di una vocazione culturale, che va in senso contrario alla tradizione di investimento degli italiani, che hanno sempre visto nella casa il bene su cui destinare i frutti del proprio lavoro. Per poi tramandarlo di generazione in generazione. Un bene che, dal 2012 in poi, ha visto abbattersi la mannaia fiscale. Dall’Imu che fece triplicare il gettito sul mattone, fino a oneri di varia stregua. Per non parlare del costo delle manutenzioni, voce sempre gravosa, ancor più oggi con l’inflazione e l’aumento del costo dei materiali. Ma c’è un evidente fattore culturale dietro questo tamburellare della sinistra sulle pareti delle abitazioni degli italiani. Mentre la casa è il segno della famiglia, del radicamento, del lavoro, il progressismo mira allo sradicamento, all’assenza di confini ed identità. Per questi motivi, da quelle parti, la casa è solo un’appendice burocratica.