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Crisi dem, dopo Elly Schlein Enrico Letta fa il desaparecido del Pd

Edoardo Romagnoli

Che fine ha fatto Enrico Letta? Le ultime apparizioni pubbliche sono insieme a Elly Schlein. La prima quando le ha consegnato un melograno di ceramica come «simbolo di prosperità e fortuna» e l’ultima alla nuvola di Fuksas quando ha celebrato, insieme a Bonaccini, l’investitura della nuova segretaria. Da allora dell’ex presidente del Consiglio si sono perse le tracce; cosa rara di questi tempi in politica. Oggi Letta ha fatto ritorno in Francia dove è diventato presidente dell’Istituto Jacques Delors, un think tank indipendente, con sede a Parigi, che ha l’obiettivo di pensare a «un’Europa Unita». L’ultimo intervento "politico" risale al 17 aprile quando si è complimentato su Twitter con Alberto De Toni per l’elezione a primo cittadino di Udine: «Complimenti ed auguri al nuovo sindaco di Udine, Alberto De Toni!». Aveva fatto notizia anche un suo ’like’ al tweet di Emma Bonino in cui attaccava Calenda dopo la rottura fra il leader di Azione e Matteo Renzi. «Dovrei dire che sono sorpresa? Proprio no» aveva scritto Bonino. Eppure sembrava che il ritorno dell’enfant prodige dovesse precludere a qualcosa di più di ciò che poi è stato. Il 14 febbraio 2014 dopo il voto di sfiducia della segreteria del Partito democratico aveva rassegnato le sue dimissioni da premier. Un momento immortalato da una foto che ha fatto storia. L’immagine ritraeva lui e Renzi durante la cerimonia della campanella, il consueto rito di passaggio fra il presidente del Consiglio uscente e quello appena insediato.

 

  

 

 

In quell’occasione i fotografi non fecero in tempo a scattare un’immagine dei due presidenti insieme perchè Letta lasciò a Renzi giusto il tempo di afferrare la campanella per poi dileguarsi dal Salone delle Galere a Palazzo Chigi. Quel «Letta stai sereno» di renziana memoria aveva lasciato degli strascichi che quel momento rese palesi. Un’amarezza che lo portòa lasciare la politica il 9 giugno del 2015 rinunciando al seggio in Parlamento per dedicarsi all’insegnamento come docente a contratto. Poi dal 1° settembre 2015 fino a marzo 2021 ha diretto la Scuola di affari internazionali dell’Istituto di studi politici di Parigi. Il ritorno in Italia avviene a marzo, dopo le dimissioni di Nicola Zingaretti da segretario dei dem. Il 14 marzo l’assemblea nazionale lo elegge alla guida del Partito Democratico. Sembrava l’inizio della sua rivincita, ma complice una strategia elettorale suicida giocata tutta sul pericolo del fascismo di ritorno in Italia, alla fine non è andata benissimo. La lista Partito Democratico - Italia democratica e progressista raccoglie il 19% dei voti, un risultato deludente che lo costringe a rassegnare le dimissioni da segretario del partito, restando in carica fino alle primarie fra Bonaccini e Schlein. In quest’ultima fase prova un ultimo colpo di coda provando a creare un sistema per limitare il peso delle correnti nell’elezione del nuovo segretario attraverso il voto online. Ma come spesso accade nel Pd la proposta venne depotenziata limitandola ad alcuni casi specifici e anche l’ultima battaglia di Enrico finì con una sconfitta. Adesso riparte, per la seconda volta da Parigi.