crisi totale

Terzo polo, Carlo Calenda contro Matteo Renzi: il partito unico è morto

Fine dei giochi. Il partito unico non s'ha da fare. Il verdetto è arrivato dopo giorni e giorni di tensioni, veleni e frecciatine tra i vertici di Azione e Italia Viva. La pietra tombale, poi, è arrivata dal segretario di Azione, Carlo Calenda, che non lasciano spazio ai dubbi. «Non ho parlato con Renzi in aula, non c’è stato modo che c’erano voti serrati -  ha detto Calenda - In ogni caso il progetto del partito unico è definitivamente morto. Andremo avanti con due partiti e, se ricomporremo il clima, ci alleeremo dove sarà possibile - così il leader di Azione, Carlo Calenda, a LaPresse lasciando il Senato - Il partito non lo riusciremo a fare, perché non lo vuole fare». Questa, invece, la risposta di Calenda, intercettato da Enrico Lucci che ha chiesto al leader di Azione aggiornamenti sull’accordo con Matteo Renzi per il partito unico con Italia Viva. «Perché (Renzi, ndr) non vuole farlo?», lo incalza l’inviato di Striscia. «Perché vuole tenersi soldi e partito di Italia Viva e non si può far nascere da due partiti tre partiti: diventa ridicolo», risponde Calenda. Che aggiunge: «Non so se ci sarà una nuova riunione ma lui non viene alle riunioni. Non ci ho parlato, perché lui parla solo con Obama e Clinton». Poi una nota di Azione spiega nei dettagli che «lo stop deriva dalla scelta di Italia Viva di non votare un documento che avevano dichiarato essere già letto e condiviso. Dietro tutto questo - riprende la nota di Azione - c’è solo un fatto: Renzi tornato alla guida di Italia Viva da pochi mesi non ha alcuna intenzione di liquidarla in un nuovo partito. Scelta legittima ma contrastante con le promesse fatte agli elettori. Dopo mesi di tira e molla - si osserva ancora - ne abbiamo semplicemente preso atto. In un clima volutamente avvelenato da insulti personali da parte di Renzi e di quasi tutti gli esponenti di Italia Viva a Carlo Calenda».

 

  

 

Il tuo browser non supporta il tag iframe

 

Dal canto loro, i vertici renziani di Italia Viva rispediscono le accuse al mittente. «Interrompere il percorso verso il partito unico è una scelta unilaterale di Carlo Calenda - si legge in una nota stampa di Italia Viva - Pensiamo che sia un clamoroso autogol ma rispettiamo le decisioni di Azione. Gli argomenti utilizzati appaiono alibi. Italia Viva è pronta a sciogliersi come Azione il 30 ottobre, dopo un congresso libero e democratico. Sulle risorse Italia Viva ha trasferito fino ad oggi quasi 1 milione e mezzo di euro al team pubblicitario di Carlo Calenda ed è pronta a concorrere per la metà delle spese necessarie alla fase congressuale e a trasferire le risorse dal momento della nascita del partito unico. Leopolda, Riformista, retroscena, veline, presunti conflitti di interesse sono solo tentativi di alimentare una polemica cui non daremo seguito. La costruzione di una proposta alternativa a populisti e sovranisti è da oggi più difficile ma più urgente. Nei prossimi mesi noi rispetteremo gli amici di Azione cercando ogni forma di collaborazione senza rispondere alle polemiche di alcuni dei loro dirigenti», conclude la nota.