dibattito a il tempo

Regionali nel Lazio, sanità e rifiuti infiammano il confronto tra Rocca, D'Amato e Bianchi

Mario Benedetto, Pietro De Leo, Dario Martini e Antonio Sbraga

Agonismo e botta e risposta. Dodici giorni all’appuntamento con le urne e i tre candidati alla presidenza della Regione Lazio, Francesco Rocca per il centrodestra, Alessio D’Amato del centrosinistra e Donatella Bianchi del Movimento 5 Stelle, si ritrovano nella sala Angiolillo di Palazzo Wedekind per un confronto organizzato da Il Tempo. Il direttore del quotidiano Davide Vecchi modera il dibattito nel corso del quale i tre contendenti si sottopongono alle domande di quattro giornalisti della redazione. Non mancano nemmeno i quesiti pervenuti dai lettori attraverso i canali web. A far scoppiare la diatriba è soprattutto il dossier sanità, uno dei temi più caldi della campagna elettorale. «I cittadini si sentono abbandonati, siamo agli ultimi posti per quanto riguarda i dati oncologici», attacca Rocca. «Sono dati falsi», respinge D’Amato, che aggiunge: «Un conto sono le impressioni, un conto i numeri». E per sottolineare il concetto, porge al competitor un foglio con una tabella: «Ti lascio i dati dei Lea (livelli essenziali d’assistenza, ndr)». Il ping pong prosegue: «Capisco che è nervoso perché sente la medaglia di bronzo vicina», punge Rocca rivolto all’assessore alla Sanità. E l’altro, di rimando: «Non sono nervoso, sono tranquillo ma irritato visto che ho aspettato un’ora e sono arrivato puntuale». L’allusione è al fatto che Francesco Rocca si è presentato nel "salotto" allestito dal quotidiano quando ormai le lancette avevano superato la metà del giro d’orologio programmato per il dibattito. Ad un certo punto, Donatella Bianchi interrompe il flusso del battibecco, anche se a tempo scaduto: «Ci sono anche altri temi. Ad esempio vorrei chiedere ai miei sfidanti che cosa ne pensano del commissariamento della Roma-Latina in piena campagna elettorale». Ma il cronometro delle rispettive agende segna già la partita chiusa. E sì che anche il tema delle infrastrutture genera fibrillazioni. Su questo proposito, infatti, da Rocca parte una frecciata: «L’amministrazione Zingaretti, di cui D’Amato è stato un uomo di punta, prima va a casa e meglio è, così i cittadini del Lazio inizieranno a tirare un respiro di sollievo». E ancora, puntuale, l’assessore reagisce: «Questi sono slogan elettorali». Insomma, mentre ci si avvia verso il rush finale della corsa elettorale, ormai è chiaro quale sia la struttura della sfida in corso: la più alta temperatura dialettica è tra il candidato del centrosinistra e quello del centrodestra. Anche se non sono mancati momenti di forte contrasto tra Bianchi e D’Amato, come sul tema dei rifiuti, su cui le ricette sono contrapposte.
 

IL NODO RIFIUTI
«Non capisco come un assessore alla Sanità possa pensare che un impianto che inquina possa essere la soluzione. Nel piano di Gualtieri non c’è una riga sulla differenziata, non capisco», dice Bianchi rivolgendosi a D’Amato. Per poi ribadire il suo «no assoluto all’inceneritore: «Non rientra nelle indicazioni che l’Europa ci dà, appartiene al passato. È una soluzione vecchia, obsoleta. Dobbiamo partire da serio cronoprogramma sulla differenziata per arrivare a nuove tecnologie con impianti di nuova generazione come l’ossicombustione che non brucia». Pacata ma secca la replica di D’Amato. «Dire che il termovalorizzatore inquina non è corretto. C’è un controllo delle emissioni, ci sono le agenzie preposte che hanno un controllo h24. Il termovalorizzatore non è un elemento inquinante se vien fatto con le migliori tecnologie». Il tema è divisivo. Per D’Amato, «il mondo ideale è molto diverso dal mondo concreto, a meno che non vogliamo continuare a mandare i nostri rifiuti a riempire "buche" (termine figurato per indicare le discariche, ndr) in tutta la regione o migliaia di tonnellate in giro per l’Italia. Tonnellate di immondizia che vengono trattate in altri termovalorizzatori, consentendo a quei Comuni di riuscire a produrre energia e ad abbassare le bollette dei loro cittadini». Poi la frecciata alla candidata del M5S: «È l’ora di finirla di chiamarlo inceneritore. Non è un inceneritore, ma un termovalorizzatore. Da presidente della Regione aiuterò il sindaco di Roma a realizzarlo e posso annunciare che lo farò con una commissione internazionale di esperti che saranno attenti proprio ai necessari controlli anche sulle emissioni ambientali. Voglio anche citare uno studio recente dell’Ispra secondo cui le regioni che hanno questo tipo di impianti hanno anche livelli maggiori di differenziata. Le due cose non si elidono a vicenda, anzi E quando il M5S ha governato a Roma la differenziata è addirittura peggiorata».
 

  

LA QUESTIONE LAVORO
Qualche concordanza di fondo tra D’Amato e Bianchi, invece, si trova sul tema lavoro, e su quella parte del dossier che monopolizza il dibattito, ovvero, il reddito di cittadinanza. I due candidati (l’argomento viene affrontato quando Rocca non era ancora in sala) spiegano la loro posizione circa il superamento, deciso dal governo Meloni, dello strumento introdotto nell’esecutivo Conte 1. «Non abbiamo notizie, dal governo, di quel che sarà il reinserimento nel mondo del lavoro dei percettori del reddito di cittadinanza, dopo che lo strumento sarà tolto», osserva Donatella Bianchi, che poi passa ad illustrare la sua proposta: «C’è un fondo europeo che ci consente di introdurre un reddito di cittadinanza regionale: è una misura dovuta che risponde a quella mancanza che il governo sta scaricando addosso agli enti locali, con tutti i gravi effetti sociali che ciò comporterà». Inoltre, «nel programma noi diciamo chiaramente che bisogna creare una piattaforma che incroci domanda ed offerta. Questo non è un approccio solo di sussistenza, ma fondato lavoro». Alla candidata del M5S viene chiesto se quella critica spesso rivolta dal leader pentastellato Giuseppe Conte alle regioni, ossia di non aver saputo gestire al meglio i centri per l’impiego, sia riferibile pure al Lazio: «Se il problema non è stato risolto, evidentemente anche nel Lazio qualcosa non è andato bene». La parola poi passa a D’Amato, che illustra la sua proposta per un «reddito di formazione, destinato a quella fascia che non studia e non lavora, circa un giovane su cinque, e deve essere formata e accompagnata lì dove c’è un fabbisogno. È uno strumento – spiega - vincolato all’approdo lavorativo». Cioè, per andare a colmare le offerte esistenti nei vari comparti. Su questo punto, D’Amato spiega: «Noi andremo a triplicare il supporto all’assistenza domiciliare integrata per gli over 65. Nel Lazio si fa grande difficoltà a trovare professionisti qualificati, i cosiddetti "osss" (operatore socio sanitario specializzato ndr)». Dunque, secondo D’Amato, quella proposta costituisce «una misura, per i giovani che volessero intraprendere questa attività, che può accompagnare il percorso formativo ed avere poi uno sbocco occupazionale».
 

LO STATO DELLA SANITÀ
D’Amato ama definirsi un uomo che «guarda ai dati». Ed è da una domanda che fa riferimento ai numeri che parte il confronto incentrato sulla sanità. Ovvero, sul quattordicesimo posto delle prestazioni del Lazio nella speciale classifica stilata dai ricercatori del Crea Tor Vergata. La Regione guidata per due legislatura da Nicola Zingaretti si trova a ventidue punti di distanza dalla capolista Veneto e ad otto dalla maglia nera Calabria). D'Amato glissa: «Al di là di questi vari rapporti, io preferisco attenermi alle valutazioni del Ministero sui Livelli essenziali di assistenza (Lea) che dimostrano, invece, una crescita continua in questi ultimi anni del Lazio, che risulta adempiente sui tre diversi Lea. Poi, certo, si può e si deve fare sempre di più e meglio». È di tutt’altro avviso l’ex conduttrice di Linea Blu che ora corre per i 5 Stelle: «Più dei rapporti e delle classifiche dei Lea credo che siano le liste d'attesa sempre più lunghe e il sovraffollamento dei pronto soccorso a rappresentare la realtà del sistema sanitario del Lazio. Che porta sempre più residenti ad andare a curarsi fuori dalla Regione». A suo parere «il precariato resta un problema enorme nonostante durante la pandemia li abbiamo chiamati i nostri angeli quindi c’è un problema di reclutamento medico e concorrenza sanitaria. La nostra soluzione - ha sostenuto - è invertire sull’implementazione della sanità pubblica invece che su quella privata come è stato fatto fino ad oggi. Servono figure specializzate, penso allo psicologo di base, anche per i ragazzi, una figura necessaria che non è stata ancora istituita».
 

FUTURO DEL FORLANINI
Ad accendere lo scontro è un altro tema sanitario, ovvero il futuro dell’ex ospedale Forlanini, e i progetti per riportarlo in vita. Rocca e D’Amato non se le mandano a dire. «Il Forlanini è una grande struttura l’obiettivo è farlo diventare una vera cittadella della salute europea. L’ipotesi inserita nel programma è quella del trasferimento del Bambino Gesù all’interno dell’ospedale Forlanini. Non è un tema di campagna elettorale», dice il candidato del centrosinistra. Rocca ribatte che il «recupero del Forlanini è molto costoso. Guardo con favore l’idea di spostare il bambino Gesù al Forlanini, ma quando guarderanno i costi faranno prima a costruire un ospedale nuovo. C’è un problema di costi di ristrutturazione. Vediamo quello che è possibile per proteggere un patrimonio importante. La destinazione privilegiata non può essere che sanitaria». Rocca incalza D’Amato. «Immagino che l’assessorato abbia i costi per la ristrutturazione». La replica del candidato del centrosinistra è immediata: «Le valutazioni sui costi per la ristrutturazione di una parte del Forlanini sono di oltre 300 milioni, l’altra parte è vincolata». «Vedremo cosa deciderà il bambino Gesù», la replica di Rocca, che sugli ospedali di area disagiata aggiunge: «Noi avvertiamo la necessità di proteggere la sanità in tutte le province che scontano una impostazione troppo romanocentrica. I 680 milioni che perdono le aziende ospedaliere romane mancano proprio al resto del Lazio. Ma non vorrei sparare sulla croce Rossa che, detto da me, può fare sorridere. Ma sono i cittadini a bocciare questo modello di sanità laziale». Da parte sua Bianchi sottolinea che «per la ristrutturazione del Forlanini bisogna ascoltare i comitati cittadini per trovare la migliore situazione, facciamo nostre le richieste dei comitati, che da anni chiedono un ruolo sanitario ma pubblico di quella struttura lasciata invece nell’abbandono. Mentre sugli ospedali di area disagiata come Subiaco, Amatrice e Acquapendente bisogna investire di più, come sul resto della sanità territoriale delle province fino ad oggi troppo sguarnite».
 

INVESTIRE NEGLI OSPEDALI 
Quando si parla di sanità nei territori più disagiati (lo spunto è una domanda di un lettore sull’ospedale di Subiaco), Rocca, facendo riferimento al lavoro che ha fatto per una vita, si concede una battuta all’indirizzo di D’Amato: «Sarebbe come sparare sulla Croce Rossa, che detto da me può far sorridere, preferisco non farlo». E ancora: «Nelle province i cittadini si sentono abbandonati. Basti citare il dato sugli screening per cui il Lazio è tra le ultime posizioni in Italia». Il candidato del Pd va su tutte le furie e interrompe il rivale: «Sono dati falsi, non puoi dire questo!».
 

BENI CULTURALI
Il confronto prosegue sui temi della cultura. Le domande dei giornalisti si soffermano sul patrimonio rappresentato dagli «asset» culturali, a partire da quelli della Capitale. Un esempio su tutti è il Colosseo, di cui viene ricordato il potenziale economico emerso da uno studio di Deloitte: un monumento che, da solo, contribuisce per ben 1,4 miliardi di euro all’economia italiana come risorsa-turistico culturale. «L’Italia e questa Regione sono un assoluto simbolo di bellezza» sottolinea Bianchi, che rispetto a questo settore esprime un’idea precisa che riguarda la massima valorizzazione di ogni risorsa, soprattutto attraverso il coinvolgimento della «società civile». A sua detta sono molte, infatti, le realtà associative e movimenti civici di cui recepire le istanze rispetto alla valorizzazione del patrimonio culturale. Sono solo di Roma Capitale, ma anche di monumenti e località d’arte di cui è ricco tutto il territorio regionale. Secondo Alessio D’Amato, «in questi anni è stato fatto un lavoro importante per recuperare patrimoni storici e consegnarli alla comunità. Il tema che abbiamo di fronte, poiché il Lazio è un ecosistema unico al mondo, è un sistema di valorizzazione complessiva. Far conoscere ciò che non è Roma, lavorare a una valorizzazione di sistema, un sistema made in Lazio, per offrire ai visitatori dei pacchetti culturali specifici. La cultura fa reddito. E con la cultura si mangia».
 

INDUSTRIA E INNOVAZIONE
Qualche ulteriore scintilla anche sull’economia. «Ho incontrato le categorie ed è un coro di critiche sull’assenza della Regione sulla politica industriale. E sulla Cisterna - Valmontone non è stato fatto nulla» ha dichiarato Rocca, che ha sottolineato come il mondo delle imprese possa essere uno dei primi beneficiari della conclusione del governo della Regione da parte della sinistra. Molto spazio è stato dedicato al tema delle infrastrutture: «Autostrada del mare idea fantasiosa» ha dichiarato Rocca rispetto alle proposte di D’Amato, che ha ricordato proprio di voler puntare «sull’economia del mare» mentre Bianchi «su logistica e maggiori relazioni con il mondo della formazione» richiamando in chiusura l’attenzione sul commissariamento della Roma-Latina.