iter tortuoso

Manovra, il testo arriva in aula per la fiducia. Ma prima serve un ritorno in commissione Bilancio

Dopo giornate di polemiche, sedute a singhiozzo della commissione Bilancio, norme inserite e poi stralciate (su tutte quella per abolire l'obbligo del Pos per gli esercenti sotto i 60 euro), fino allo scontro sullo scudo penale, la legge di bilancio approda finalmente in aula. Dopo una nottata di votazioni la commissione della Camera da il via libera alla manovra che verrà esaminata a Montecitorio a partire da giovedì mattina alle 8, con la discussione generale. Ma il percorso lascia strascichi di tensione all'interno della maggioranza - in particolare dopo il dietrofront sullo scudo penale - e nei rapporti sempre più difficili con le opposizioni. Dinamiche da cui si tiene fuori la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, che oggi interviene solo per difendere la scelta sui nuovi bonus cultura ai giovani: "18App viene sostituita e migliorata introducendo due nuove misure, separate ma cumulabili: la Carta Cultura Giovani e la Carta del Merito", spiega, e "con queste misure diamo valore al merito e mettiamo in campo un sistema equo per rendere più accessibile la cultura ai giovani".

 

  

 

Per il resto, l'iter tortuoso della manovra non sembra finito. Giovedì sarà necessario un ritorno 'tecnico' in commissione del testo, a causa di un errore nell'approvazione di un emendamento che non avrebbe coperture per circa 450 milioni. "Nella foga di dover approvare tanti emendamenti è partito qualche zero di troppo. Ma non è la prima volta e non sarà neanche l'ultima", minimizza il vicepresidente della Camera Giorgio Mulè. Poi, ormai con ogni probabilità, verrà posta la questione di fiducia, a cui seguirà la relativa votazione che si terrà venerdì. L'obiettivo è chiudere in nottata ma non si esclude un via libera definitivo nella mattina di sabato 24 dicembre. Il disegno di legge è atteso in Senato a partire dal 27, per procedere all'approvazione definitiva entro la fine dell'anno.

 

 

La manovra sarà approvata "nei tempi dovuti", assicura il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti, confidando che "la missione sia compiuta" e avvisando però che "ogni 2-3 mesi dovremo aggiustare il tiro, perché è questo che richiede la situazione". Anche perché qualche tensione nella maggioranza si respira, nonostante le smentite di rito. "La proposta sullo 'scudo' nasce da uno studio interministeriale, promosso dal Mef e dal ministero della Giustizia" e "non è affatto un condono", chiarisce il viceministro alla Giustizia Francesco Paolo Sisto di Forza Italia. Però "all'interno di Forza Italia non c'è nessun malumore. C'è ovviamente un confronto tra le forze di maggioranza, perché ognuno ha una visione leggermente diversa altrimenti saremmo un partito unico, assicura uno dei relatori della legge, l'azzurro Roberto Pella. "La commissione bilancio ha svolto un ottimo lavoro. La maggioranza è stata compatta e, devo dire, l'opposizione non ha svolto ostruzionismo", è la versione di Tommaso Foti, capogruppo di Fratelli d'Italia alla Camera. Non ci sono malumori con FI.

 

 

“L'emendamento sullo scudo fiscale non è mai stato depositato. Ci sono opinioni o riflessioni, ognuno tenta di dare il proprio contributo alla manovra", taglia corto il collega di partito Giovanni Donzelli. Ma le polemiche dell'opposizione non si placano. "Cinque giorni sprecati, emendamenti non affrontati, una coalizione preoccupata solo di trovare un accordo che superasse le loro spaccature, altro che bisogni del Paese", attacca Matteo Richetti, capogruppo di Azione-Italia Viva. "Non hanno sfasciato i conti: questo è il risultato migliore. Sul resto vedo una collezione di marchette da far impallidire le manovre della prima repubblica", rincara la dose il leader di IV Matteo Renzi. "Siamo sorpresi dall'incompetenza che questo governo e questa maggioranza stanno dimostrando. Hanno presentato un testo per la manovra il 15 dicembre, lo stanno riscrivendo a pezzi e lo stanno riscrivendo male. Quindi c'è un problema sia dal punto di vista tecnico di come scrivono le norme - si sono contraddetti più volte - ma anche dal punto di vista politico e culturale", chiosa il leader del M5S Giuseppe Conte.