D-Day

Elezioni politiche, scatta il silenzio elettorale: il 25 settembre al voto 51 milioni di italiani

Pietro De Leo

È il D-Day, si vota. Domani, e solo domani, 25 settembre, dalle 7 alle 23. Per un corpo elettorale di 50,8 milioni di italiani, compresi i 4,7 milioni di aventi diritto residenti all’Estero che già hanno cominciato ad esprimere il loro voto. È una tornata elettorale che giunge dopo una inusuale campagna estiva e che vedrà in palio 600 seggi, 400 alla Camera e 200 al Senato, dopo la riforma costituzionale che ha ridotto i parlamentari. Stavolta, peraltro, per ricevere la scheda gialla per Palazzo Madama (quella per la camera è rosa) basta avere 18 anni. Ed è un voto che giunge dopo una campagna estiva, che ha catturato l’attenzione degli italiani soltanto al ritorno dalle ferie, dunque all’inizio di settembre. Una campagna, per molti aspetti, monopolizzata dai temi internazionali, a partire dalle ricadute della guerra in Ucraina sul prezzo del gas. E poi la collocazione europea.

Ancora ieri, nella giornata di chiusura, infatti, ha tenuto banco la reazione del centrodestra alle parole della Commissione Europea Ursula Von Der Lyen sul fatto che l’Ue avrebbe “gli strumenti” per reagire ad un’ipotetica deriva ungherese dell’Italia, eventualità che, però, è soltanto nel novero nelle speculazioni. Parole, in parte corrette dalla numero uno dell’Esecutivo comunitario, su cui il centrosinistra si è gettato a corpo morto. L’ultimo giorno, prima che scattasse alla mezzanotte il silenzio elettorale, è stato segnato dai comizi conclusivi. Nel centrodestra (che si è ritrovato a Piazza del Popolo, in una iniziativa unitaria, ma giovedì) ogni leader ha tenuto il proprio evento: Giorgia Meloni a Napoli, Silvio Berlusconi a Milano, Matteo Salvini in una maratona sui social.

  

A sinistra, invece, il Segretario Pd Enrico Letta ha scelto Piazza del Popolo a Roma. Per il Movimento 5 Stelle con Giuseppe Conte ha salutato i suoi elettori a Piazza Santi Apostoli (luogo storico, peraltro, del centrosinistra prodiano) mentre il Terzo Polo di Carlo Calenda e Matteo Renzi ha concluso la corsa al Gianicolo. Durante queste settimane di sfida pubblica, il centrodestra ha molto puntato su pilastri tematici che da sempre contraddistinguono la coalizione: meno tasse, semplificazione burocratica, più sicurezza. Il centrosinistra di Letta, che correva in alleanza con i Verdi di Bonelli e Sinistra Italiana di Nicola Fratoianni, ha premuto molto l’acceleratore sollevando l’allarme sul “pericolo democratico” nel caso in cui il centrodestra dovesse vincere le elezioni. E alcune dichiarazioni del segretario Dem circa la necessità di introdurre una tassa di successione per finanziare una dote dei 18enni avevano sollevato molte polemiche. Giuseppe Conte, poi, nelle ultime settimane ha centrato il suo messaggio soprattutto nell’elettorato meridionale, rivendicando il reddito di cittadinanza.

E poi, in scala più larga, difendendo il superbonus che comunque ha riscosso un certo plauso trasversale. Calenda e Renzi, per il Terzo Polo, hanno puntato invece tutto il loro messaggio elettorale con la continuità del governo Draghi, auspicando la mancanza di una maggioranza chiara per reincaricare l’attuale Presidente del Consiglio.