l'analisi

Crisi di governo, Matteo Renzi sconfitto ma anche vincitore. E ora il Pd dovrà allearsi con lui

Christian Campigli

È il grande sconfitto o il trionfatore di questi convulsi giorni? Entrambe le cose, va subito detto, a seconda di come si guardi e si analizzi la situazione attuale. Matteo Renzi è stato, senza alcun dubbio, l'uomo che più di ogni altro ha voluto, appoggiato e creduto in Mario Draghi. È stato il nativo di Rignano, quando intravide il pertugio della crisi del Conte bis, a convincere gli alleati che esisteva una possibilità alternativa alle elezioni. Un uomo lontano dagli intrighi di palazzo, che non apparteneva a nessun schieramento, ma che era Italiano. In ogni sua cellula. Stimato negli Stati Uniti e in Europa, avrebbe portato stabilita economica e finanziaria.

 

  

Ovvio che, oggi, dopo la defenestrazione del Governo dei Migliori, Renzi appaia come il grande sconfitto. Anche perché, baldanzoso, aveva annunciato ai quattro venti che in Parlamento la crisi sarebbe stata superata con nonchalance. Così non è stato, e l'ex sindaco toscano farebbe bene, in vista del 25 settembre, a limitare certe spavalderie. Che indispettiscono e non poco gli elettori e posso essere usate dagli avversari. Ma l'ex presidente della Provincia di Firenze è anche il grande vincitore di queste convulse ore. Ciò che appare come una schizofrenica analisi, è ben presto spiegata. Il campo largo, fortemente voluto da Enrico Letta, è morto con la caduta di Draghi.

 

Il Pd, da sempre vicino all'allievo prediletto di Federico Caffè, ha già messo le mani avanti: non possiamo presentarci alle urne con chi ha pugnalato una figura così autorevole, apprezzata in Europa e convintamente atlantista. Considerato che la legge elettorale resterà quella in vigore, per avere una speranza, seppur piccola, di contestare la vittoria al centrodestra a trazione meloniana, i progressisti dovranno creare una nuova coalizione. Che, gioco forza, dovrà andare da Calenda a Di Maio, dalla Carfagna a Letta. E dovrà, senza alcun tentennamento, avere al suo interno anche Renzi. Quest'ultimo così non solo avrà la certezza di tornare in Parlamento (nonostante il 2 per cento di Italia Viva), ma imporrà le proprie idee ad un centrosinistra terrorizzato dall'idea di perdere.