cade tutto

Aventino dei 5Stelle, Draghi sale al Quirinale. Ora il governo è rischio

Daniele Di Mario

Capo dello Stato Sergio Mattarella, con cui s' intrattiene per oltre un'ora. Al centro del colloquio c'è un esame della situazione politica internazionale e nazionale. Mattarella - spiegano fonti del Colle - riferisce a Draghi del suo viaggio in Africa, ma non commenta eventuale scenari in seguito alle decisioni M5S.

Giornata convulsa a Montecitorio, con lo spettro sempre più concreto di una crisi di governo in piena estate, con una guerra in corso, l'inflazione che corre, il caro-bollette e i contagi da Covid che continuano a salite.

  

Come ampiamente preannunciato, il M5S, dopo aver votato l'altra settimana la fiducia al governo, abbandona l'Aula della Camera al momento del voto finale sul testo, che incassa 266 sì e 47 no e viene approvato.

Francesco Berti è l'unico grillino che non rispetta l'indicazione del gruppo ed esprime il suo sì al testo, come annunciato in una intervista a Il Tempo.

L'Aventino pentastellato potrebbe ripetersi giovedì al Senato, quando si dovranno votare contemporaneamente fiducia e via libera definitivo al decreto Aiuti, compresa la norma sull'inceneritore. Ma niente è stato ancora deciso: la capogruppo M5s infatti non scioglie la riserva e si limita a spiegare che «c'è ancora qualche giorno per fare le nostre valutazioni».

Il timore che la situazione da qui a giovedì possa precipitare fino alla crisi di governo c'è e nella maggioranza prevalgono le critiche al Movimento, «reo» di scelte «incomprensibili e irresponsabili». Eppure ai più non è sfuggito il passaggio finale dell'intervento in Aula del capogruppo Davide Crippa, quando il pentastellato, confermando l'Aventino, ha tenuto tuttavia a specificare che «il nostro sostegno al governo è stato esplicitato con il voto di fiducia» di giovedì scorso alla Camera, quando i 5 stelle hanno appunto votato a favore, mentre la scelta odierna «è detatta da questioni puntuali di merito e metodo, in coerenza con quanto abbiamo già fatto in Cdm».

La scelta dei 5 Stelle manda in tilt la maggioranza, su cui piomba la richiesta di Silvio Berlusconi di una verifica perché «occorre comprendere quali forze politiche intendano sostenere il governo, non a fasi alterne e per tornaconti elettorali». Alla necessità di procedere a una verifica di maggioranza si associa Matteo Salvini, che ne approfitta anche per reiterare il niet alle «leggi su droga libera e cittadinanza facile». Berlusconi giudica la scelta del M5S pura «schizofrenia politica» sulla «pelle degli italiani». Quindi, il Cav invita il premier a «non cedere ai ricatti» grillini. Ma, allo stesso tempo, Berlusconi ritiene necessaria una verifica di maggioranza e convoca d'urgenza ad Arcore il coordinatore nazionale Antonio Tajani e i capigruppo Paolo Barelli e Annamaria Bernini. Proprio Tajani non esclude lo show down: «Se il M5S non dovesse votare la fiducia al Senato si rischia la crisi».

Italia viva è convinta che la cisi sia a un passo, «inizia il Papeete di Conte», sostiene il presidente Ettore Rosato. Il leader Matteo Renzi sostiene che il governo può andare avanti anche senza M5S, ma chiede di parlarne in maggioranza. «Se il M5S se ne va, è un tema da affrontare tutti insieme con il presidente del Consiglio - dice - Se non c'è più il M5S per me si può andare avanti anche senza, ma bisogna vedere se ci sono la volontà e i numeri e su che cosa. Il Paese non può aspettare, Conte e il M5S si decidano». Per Teresa Bellanova i 5 stelle sono «già automaticamente fuori dal governo Draghi». Durissimi i dimaiani: i 5 stelle «voltano le spalle agli italiani». Per Azione il capogruppo M5s ha fatto un discorso già da opposizione, «dedicato a Enrico Letta e al suo campo largo», osserva Enrico Costa. E Più Europa, con Benedetto Della Vedova, chiede a Conte di scegliere «tra la maggioranza e l'opposizione. Penso che il Pd non dovrebbe accettare che il suo alleato principale non sostenga Draghi convintamente». Nei dem, i più cauti nella maggioranza a commentare la situazione, c'è chi rompe gli indugi e attacca: «La scelta politica del M5s è grave. Indebolire o mettere a rischio il governo è da scellerati», tuona Andrea Marcucci. La capogruppo Debora Serracchiani ritiene «condivisibili» le questioni poste da Conte a Draghi, ma il Movimento non deve «strappare».