ddl concorrenza

Sciopero taxi Roma, il governo apre: trattiamo sul ddl Concorrenza. Ma la protesta continua

Claudio Querques

Palazzo Chigi non ha nessuna intenzione di continuare il braccio di ferro con i tassisti, non è il momento («... le fibrillazioni sono già tante»). Ma le proposte di modifica dell'articolo 10, il punto caldo e più controverso del Dl Concorrenza, non soddisfano affatto i conducenti delle auto bianche, scesi da ieri sul piede di guerra. La viceministra delle infrastrutture e della mobilità sostenibili Teresa Bellanova è pronta a riscriverlo di sana pianta. Ai tassisti però non basta, chiedono di stralciarlo. «Se il Cdm lo ha votato vuol dire che eravamo tutti d'accordo, spero che ora non ci siano ripensamenti», ha confidato dietro le quinte ai suoi, con un filo di preoccupazione, la vice ministra renziana.

Il timore è, infatti, che nella maggioranza si apra una breccia, che le proteste della categoria trovino una sponda, che qualcuno si sfilacci, sia tentato di salire a bordo. Un piccolo cedimento e il fronte si frantuma. I titolari delle licenze un risultato intanto lo hanno già raggiunto: la distinzione tra Taxi e Ncc resterà. Le due categorie, che da sempre non si amano, non verranno assimilate. Era uno dei punti nevralgici, il cavallo di Troia, la base da cui si può partire per scardinare il «famigerato articolo 10» senza imporre un plateale dietrofront al governo.

  

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La vertenza non è, insomma, in zona rimozione. Se ne può parlare, si può ancora discutere. La prima a mettere sul tavolo la possibilità di riscrivere quasi integralmente l'articolo della discordia è stata proprio la Bellanova, una che in genere se prende una impuntatura è difficile poi farla tornare indietro. Di suo pugno ha già detto e scritto che iI governo è pronto a rafforzare «la funzione integrativa e complementare degli autoservizi pubblici non di linea rispetto al Tpl, per creare nuove opportunità per gli operatori»; «introdurre una disciplina specifica delle attività delle piattaforme elettroniche»; «rafforzare le misure di prevenzione e contrasto dell'esercizio abusivo anche tramite l'attuazione del registro nazionale degli operatori del settore e l'introduzione delle targhe professionali». Non punta i piedi. Ma tutte queste concessioni, messe insieme e analizzate una ad una, per i tassisti scesi in piazza ieri sono «aria fritta». Non bastano. Contentini che non modificano la sostanza e soprattutto non sbarrano la porta all'ingresso delle multinazionali, la vera insidia (anche per Unica-Cgil).

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Idem per tutto il resto, per gli altri punti che la Bellanova, una controparte tenace ma anche flessibile, ha promesso di aggiungere: «Il rafforzamento della tutela degli utenti; la garanzia alla formazione professionale degli autisti e la promozione dello svolgimento dell'attività in forma associativa o cooperativa». L'ex ministra dell'Agricoltura ha un passato da sindacalista. Quando indossava quei panni dall'altra parte della trattativa allora c'erano gli agronomi, lo strapotere degli ultimi latifondisti.

«Continuiamo a ritenere che ci siano tutte le condizioni per proseguire il confronto - commenta ora, a ruoli invertiti, la viceministra - per questo ho parlato di Tavolo permanente del settore, con l'affidamento reciproco e l'obiettivo di calendarizzare mensilmente gli incontri per l'attuazione della Legge delega». Il primo dei due giorni di sciopero si è concluso senza nessuna intesa all'orizzonte. Tutte le proposte sono state rispedite al mittente.

A tarda sera filtra qualche indiscrezione, la soluzione - si fa intendere - passa attraverso una riscrittura-stralcio dell'articolo 10. Renderlo inoffensivo, depotenziarlo, senza però abolirlo. Un gioco di prestigio che non comprenda né vinti né vincitori.