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Ddl Concorrenza, i taxi non cedono a Mario Draghi. Roma bloccata

Camillo Barone
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Nulla di fatto, ancora. Dovrà mettersi l’anima in pace chiunque ha sperato che il secondo incontro di ieri tra Teresa Bellanova e le 27 sigle sindacali dei taxi avesse portato ad un accordo risolutore. Il tavolo d’incontro con la viceministra delle Infrastrutture e della Mobilità sostenibili è andato avanti a oltranza per più di tre ore, per partorire poi una fumata nera che costerà caro all’esecutivo guidato da Mario Draghi. L’unica sigla che è uscita dall’incontro con toni positivi è stata Uiltrasporti, che ha dichirato che ha valutato «positivamente l’incontro avuto ieri con la Viceministra Bellanova e per questo riteniamo incomprensibile la scelta di mantenere lo sciopero programmato nel settore taxi». Comincia oggi infatti lo sciopero generale nazionale di 48 ore proclamato dai tassisti, che in arrivo anche da Napoli, Firenze e Milano bloccheranno Roma fino al primo pomeriggio e causerà non pochi disagi ai cittadini ma soprattutto alla moltitudine di turisti che avranno meno possibilità di trovare collegamenti veloci con gli aeroporti di Fiumicino, Ciampino, Milano Malpensa e non solo, considerando anche le principali stazioni dei treni. Saranno giornate di fuoco dal punto di vista turistico se si pensa che sono ancora in corso anche gli scioperi di numerose compagnie aeree low cost, che nelle ultime settimane hanno lasciato a terra centinaia di passeggeri diretti in tutta Europa principalmente da Roma e Milano. La Capitale nel frattempo si è già attrezzata: ieri sera molte strade del centro sono state blindate, con i luoghi chiave rafforzati con ulteriori presidi di controllo, come Montecitorio e Palazzo Chigi.

Al centro dell’incontro-fiume l’articolo 10 del ddl Concorrenza, considerato dal governo essenziale tra le riforme necessarie per portare a casa i fondi europei del Piano nazionale di ripresa e resilienza. L’articolo prevede la piena liberalizzazione del trasporto pubblico su ruota non di linea, e quindi un’eventuale nuova apertura a tutte le app di servizio taxi, Uber in testa. I sindacati dei tassisti hanno provato nell’ultimo mese a domandare uno stralcio totale della norma, ma la richiesta non è andata a buon fine. In un comunicato fatto pervenire poco dopo il tavolo di ieri i sindacati hanno spiegato che «l’articolo 10 del ddl Concorrenza non verrà stralciato ma modificato nelle parti non sostanziali. Siamo sempre più sicuri che la riscrittura delle norme per migliorare il settore debba avvenire non con una legge delega inserito in un ddl ma attraverso un provvedimento di confronto tra categoria, governo e sindacati».

I sindacati erano stati rimproverati dal ministero dei Trasporti per non avere portato all’incontro delle proposte concrete, ma in realtà il piano dei conducenti contro il ddl Concorrenza, oltre allo stralcio dell’articolo 10, era quello di approvare i decreti attuativi del 2019 del governo Conte I finora mai applicati, che prevedevano nell’ordine: una regolamentazione più severa per l’uso di app come Uber, l’obbligo del foglio elettronico per gli Ncc e l’istituzione di un registro delle imprese digitali per combattere l’abusivismo, sempre più presente nella categoria.

Intanto la politica sembra essere timida sul tema. I leader di partito, un tempo accesi sulla questione, oggi non vogliono esprimersi in prima persona e lasciano il lavoro alle commissioni parlamentari, dove i deputati e i senatori appaiano spaccati e senza una meta precisa. A favore dell’attuazione dei decreti del 2019 la Lega e Fratelli d’Italia, mentre il Partito democratico e Forza Italia sono divisi al loro interno. La partita però non finirà così presto, dato che i sindacati dei tassisti, uniti sul fronte della cancellazione dell’articolo 10 del ddl Concorrenza, non intenderanno fermarsi.

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