politica in fermento

L’Aria che Tira, Luciano Nobili disintegra il M5S: “Litigano per soldi e poltrone”. E il piano futuro su Draghi

Luigi Di Maio può diventare protagonista di un azione neo-centrista? La domanda viene rivolta a Luciano Nobili, deputato di Italia Viva, nel corso dell’edizione del 20 giugno di L’Aria che Tira, programma tv di La7, dal conduttore Francesco Magnani. L’onorevole interviene così sulla faida interna al Movimento 5 Stelle e le possibili conseguenze: “Nel M5S litigano per due motivi molto semplici, non c’entra Kiev, non c’entra la guerra in Ucraina, non disturbiamo cose molto serie e molto gravi. Litigano per poltrone e soldi, soldi e poltrone. Nel 2023 devono fare le liste, il M5S è in dissoluzione, c’è la regola del secondo mandato, il caso dei soldi dei rimborsi, dei gruppi parlamentari… Questo è quello di cui litigano Giuseppe Conte e Di Maio, nelle loro reciproche ipocrisie”.

 

  

 

“Da un lato - spiega ancora Nobili - c’è quello che diceva che non avrebbe mai preso un caffè con Matteo Salvini e con il Partito Democratico, poi ha governato con Lega e Pd. Dall’altro lato c’è quello che era contro la Tap e adesso va con la valigetta in Azerbaijan a cercare di raddoppiare la Tap, che era contro l’euro e ora va in Europa, che era per i gilet gialli e adesso va a sostenere Emmanuel Macron… Insomma sono due reciproche ipocrisie e tra questi due atteggiamenti c’è un partito che si sta dissolvendo e io dico che è un bene per il Paese. Non mi diverte la situazione, ero avversario anni fa e lo sono adesso. Rispetto la fase che attraversano, ma dico che è la fine di un incubo per il Paese”.

 

 

Magnani sollecita Nobili a rispondere alla sua domanda iniziale: “No - replica secco il deputato di Iv -. Noi vogliamo mettere insieme quelli che non sono con i populisti e non sono con i sovranisti. Non certo chi andava ai congressi di Russia Unita. Io apprezzo le scelte che Di Maio fa sul governo Draghi e sulla posizione atlantista ed europeista. Ma il gruppo riformista che dobbiamo costruire per dare all’agenda Draghi una forza anche dopo il 2023 è un’altra storia”.