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Lazio alle urne, prove tecniche di elezioni regionali

Daniele Di Mario

Nel Lazio tornano oggi al voto tre capoluoghi di provincia e altri cinquanta Comuni, di cui alcuni molto grandi, come Guidonia Montecelio. Città importanti di una regione che torna alle urne con la testa al 2023, quando si terranno le elezioni politiche e regionali. La tornata amministrativa odierna - e i ballottaggi di domenica 26 giugno - otto mesi dopo il voto a Roma e dalla vittoria del centrosinistra con Roberto Gualtieri e quando ne mancano altrettanti alle Regionali, rappresentano infatti un test rilevante per partiti e coalizioni.

Per quanto riguarda i capoluoghi, il centrodestra deve difendere il 3-0 di partenza. A Frosinone, Rieti e Viterbo è, infatti, uscente una amministrazione espressione della coalizione guidata da Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia, ma in nessun Comune si ripresenta il sindaco uscente. A Frosinone il leghista Nicola Ottaviani ha esaurito i due mandati consecutivi e il centrodestra candida Riccardo Mastrangeli, farmacista di professione, assessore al Bilancio della giunta Ottaviani e cattolico-democratico di formazione politica. Passaggio di testimone anche a Rieti, dove il sindaco uscente Antonio Cicchetti (FI) lascia campo libero al proprio vice, Daniele Sinibaldi (FdI). Situazione più complessa a Viterbo, Comune commissariato in seguito alla sfiducia al primo cittadino forzista Giovanni Arena, passato ora nel campo avverso. Viterbo è l’unico capoluogo nel Lazio in cui il centrodestra si presenta diviso: Lega e Forza Italia sostengono Claudio Ubertini, Fratelli d’Italia invece Laura Allegrini. I pronostici danno favorito il centrodestra a Frosinone (c’è chi parla addirittura di una vittoria al primo turno di Mastrangeli) e a Rieti, mentre la situazione è decisamente in salita a Viterbo. Confermare il 3-0 insomma non sarà facile.

  

Ma i partiti guardano anche ad altro. In tre feudi di centrodestra sarà determinante contare lo scarto tra i voti di lista della coalizione rispetto alle forze di centrosinistra, considerando anche candidati e liste civiche. A Roma città, come testimoniato dalle amministrative dello scorso ottobre, il centrosinistra parte favorito. Le possibilità di vittoria del centrodestra saranno determinate dalla tenuta della coalizione nella Città eterna e nella capacità di contenere il gap coi progressisti (anche confidando nel traino delle elezioni politiche che si terranno probabilmente nello stesso giorno come già accaduto nel 2013 e nel 2018) e nella possibilità di recuperare in provincia, come accaduto nel 2010 quando Renata Polverini sconfisse Emma Bonino proprio grazie ai voti provenienti dalle altre province.

Per questo anche Pd e M5S sono pronti a studiare, da domani sera, i dati elettorali, anche in ottica primarie. Democratici e 5 Stelle devono anche verificare il «campo largo» creato in Regione Lazio da Nicola Zingaretti con l’ingresso dei pentastellati in giunta e in maggioranza, che ha portato il Pd a sostenere nell’ultimo anno e mezzo le giunte grilline di Guidonia e Ardea che ora tornano al voto con un candidato sindaco di area M5S (anche se gli uscenti Michel Barbet e Mario Savarese hanno passato la mano proprio per favorire l’alleanza elettorale con i Dem) sostenuto da MoVimento 5 Stelle e Partito democratico. Con Matteo Renzi e Italia Viva al momento impegnati nella politica dei due forni (a Rieti Iv sostiene il candidato di centrodestra Sinibaldi) e Azione di Carlo Calenda che minaccia di andare da sola alle Regionali, la buona riuscita dell’alleanza col M5S sarebbe per il Pd la notizia migliore di queste elezioni amministrative in attesa di capire come tenere unita la maggioranza che sostiene Zingaretti trasformandola in una coalizione politica in vista delle primarie e del 2023.