partiti in tilt

Questa politica pensa soltanto al seggio elettorale

Arnaldo Magro

Che abbia ragione Nicola Porro quando sostiene che «questa politica oramai pensa solo al seggio delle prossime politiche». Il Governo di unità nazionale, sorto con l'intento principe di traghettarci fuori dal Covid e per scrivere il piano del Pnrr, sembra impanato ed impantanato. Il centrosinistra si spacca sul termovalorizzatore di Roma. Il Pd di Pomezia che vota contro il Pd di Gualtieri, che segnale è? Ed il M5s che siede in giunta con Gualtieri e che si scontra con il sindaco?

Enrico Letta non sa davvero più che dire e dunque non dice. Dario Franceschini reggente della corrente più importante nei dem, si pregusta lo spettacolo e non parla.

  

Il centrodestra non va poi granché meglio. Quello di governo (Lega-FI) non conviene più con Draghi ma rimane comunque al governo. Litigi interni e gelosie esterne non sono poi preludio di vittoria per la compagine. Si sono visti ieri a Milano. Questo sì. Almeno un piccolo segnale distensivo c'è stato. Utile più alla stampa che non ad altro. Tanti i punti divergenti, troppi i silenzi ed i malumori tra i leader.

Scherzosamente, uscendo dal meeting pare che uno dei presenti a domanda precisa dei giornalisti: «Cosa vi siete detti?» abbia scherzosamente ricordato un Corrado Guzzanti d'annata: «Aborigeno ma io e te, ma che se dovemo di'?». Perché chi ben comincia è già a metà dell'opera. I vecchi adagi popolari del resto non sbagliano quasi mai.