imbarazzo
Ucraina e Draghi, Giuseppe Conte fa il vago a Piazza Pulita. Poi Alessandra Sardoni lo mette all'angolo
A Piazza Pulita, Giuseppe Conte dà un colpo al cerchio e uno alla botte finché Alessandra Sardoni non gli strappa dalla bocca con le tenaglie due notizie: il governo Draghi non ha il mandato politico sulla guerra e deve riferire in Parlamento e dopo questo ultimo terzo decreto il M5S non voterà un altro invio di armi e carri armati all’Ucraina per difendersi dall’aggressione della Russia.
L’intervista al programma di LA7, giovedì 12 maggio, è per il presidente del M5S l’occasione di picconare l’esecutivo Draghi esprimendo un sostegno e una fedeltà di facciata. Conte ha ripetuto pedissequamente la posizione dei 5 Stelle: stiamo con l’Ucraina aggredita, ma vogliamo la pace, non vogliamo far cadere il governo però vogliamo essere ascoltati. Melina prima di essere messo all’angolo dalla giornalista Alessandra Sardoni: “In concreto, sì o no a un nuovo invio di armi? O è solo una questione di bandierine?”. Conte l’ha presa alla larga: “Questo governo di unità nazionale è nato per superare l’emergenza pandemica e applicare il Pnrr. La guerra in Ucraina non era nell’ordine delle cose. L’esecutivo non può decidere da sé, non ha un mandato politico. Vogliamo ascoltare e poter dire la nostra”.
Sardoni gli ha ricordato che è stato votato un decreto in base al quale l’esecutivo deve riferire ogni due mesi e lo ha incalzato: “La domanda era un’altra: votate o no un nuovo invio?”. Conte è andato in difficoltà, ha cincischiato ripetendo che vuole Draghi in Parlamento e Formigli a bruciapelo: “Carri armati sì o no?”, “No e niente armi pesanti”, ha finalmente ammesso Conte stizzito dalla replica della Sardoni: “Veramente i carri armati già ci sono”. Il presidente dei 5Stelle ha smesso di svicolare e ha ammesso: “I carri armati non ci sono e non dobbiamo inviare armi più pesanti. Dopo un terzo decreto sulle armi, su cui abbiamo già votato e che mi auguro non contenga armamenti più pesanti, vogliamo fare una riflessione? Se qualcuno ha l’ansia che abbiamo mandato poche armi, si sbaglia di grosso”.
Scintille tra Sardoni e Conte anche su come raggiungere un cessate il fuoco. Il presidente ha praticamente rivendicato una contropartita per gli aiuti: “Se Zelensky ponesse condizioni troppo stringenti, sarebbe un problema. Noi dobbiamo poter sostenere questo negoziato perché interessa l’Europa”. Alessandra Sardoni ha notato: “E però dice una cosa alla quale manca l’altra. Qui il problema non è a Kiev, ma a Mosca. Vedo che ha difficoltà a nominare Putin. Le sue parole potrebbero essere interpretate come un invitare l’Ucraina ad arrendersi perché non ce la facciamo più”, “Non mi fraintenda”, ha ribattuto Conte inchiodato in un secondo da Sardoni: “No, le chiedo di chiarire, mi preoccuperebbe questa posizione”. In poche parole, il leader del M5S è “passato all’incasso” per aver appoggiato l’Ucraina: “Dobbiamo essere informati sui termini di questo negoziato. Ci siamo lasciati coinvolgere, seppur in maniera indiretta, e abbiamo diritto di essere edotti su un accordo che deve avvenire su basi ragionevoli”. Il problema è chi decide cosa è ragionevole: Zelensky, Biden, Putin, i leader europei o Conte?