coalizione spaccata

Centrodestra appeso ad un filo. Fratelli d'Italia minaccia la rottura ovunque

Daniele Di Mario

Alle elezioni «ognuno per conto suo». La minaccia che sconvolge il centrodestra arriva da Francesco Lollobrigida, capogruppo di Fratelli d'Italia alla Camera. E in uno dei giorni più bui della coalizione, conseguenza della spaccatura in Sicilia, arriva l'apertura del Carroccio che tiene vivo il dialogo. «Per la Lega l'unità del centrodestra è un valore importante, in Italia e in Europa: un incontro si può fare anche domani per superare divisioni che aiutano la sinistra», spiegano fonti di via Bellerio. L'incontro tra i leader per tornare a parlarsi dopo mesi di incomprensioni e risolvere, se non tutti i problemi, almeno le candidature alle prossime amministrative, dovrebbe quindi tenersi oggi. «Abbiamo accettato la proposta di un tavolo della coalizione, ma se non ci sarà ognuno andrà per conto suo», spiega Lollobrigida commentando il caso Sicilia in attesa di un vertice non ancora convocato. «Se non c'è da parte degli alleati la volontà di convergere - spiega - ogni territorio farà le scelte più opportune. Gli alleati hanno fatto saltare schemi consolidati, come la ricandidatura degli uscenti che in Sicilia vale per il presidente Nello Musumeci. Ma accade anche a Verona, dove Forza Italia non ha ancora deciso se convergere sul sindaco uscente Federico Sboarina. Noi ce la mettiamo tutta per tenere unita la coalizione, ma deve esserci la volontà di tutte le forze politiche del centrodestra».

 

  

 

La situazione è una fase di stallo. Per Fratelli d'Italia governatori e sindaci uscenti che hanno ben governato e hanno voglia di ricandidarsi devono essere sostenuti da tutta la coalizione. È accaduto, ad esempio, a L'Aquila, dove tutto il centrodestra sostiene il sindaco FdI Pierluigi Biondi, o a Genova con Marco Bucci. Ma non sta avvenendo a Verona, dove l'uscente Sboarina è sostenuto solo da FdI e Lega, mentre FI perferirebbe andare su Tosi. In Sicilia, poi, la Meloni ha da tempo confermato il sostegno alla ricandidatura in ottobre del presidente della Regione Nello Musumeci, che gli esponenti locali di FI e Lega, in particolare l'azzurro Miccichè, non vorrebbero ricandidare. Non solo. A Palermo azzurri e Carroccio hanno ufficializzato la candidatura di Cascio, che FdI è disposto a valutare solo se gli alleati sosterranno Musumeci, altrimenti i meloniani andranno sul candidato proposto dall'Udc, Lagalla, creando una frattura che potrebbe precludere a Cascio il ballottaggio. «Andiamo tutti uniti su Cascio e possiamo vincere a Palermo... - ribadisce Nino Minardo, segretario regionale della Lega in Sicilia - Mi auguro che agli altri della coalizione siano pronti a sostenerlo. Poi ragioniamo sulle regionali. Spero che i leader si vedano, perché un confronto tra di loro può sicuramente agevolare un percorso unitario», assicura Minardo, che insiste: «Ora l'obiettivo prioritario è l'unità del centrodestra». Ma il segretario dell'Udc Lorenzo Cesa la pensa in modo diverso su Palermo ed è concorde solo sull'unità del centrodestra: «Non c'è più tempo da perdere, abbiamo un'occasione storica per vincere a Palermo. Faccio, quindi un appello a tutti gli alleati del centrodestra: il candidato sindaco c'è ed è Lagalla, un civico, già rettore, che raccoglie il consenso dell'associazionismo, delle categorie produttive, di tanti pezzi della società civile... In questo momento conta solo l'unità del centrodestra. Mi auguro che sul nome di Lagalla possa esserci la convergenza più ampia. Non si può aspettare ancora».

 

 

«Abbiamo accettato di rinviare l'annuncio sulle nostre scelte in Sicilia- spiega Lollobrigida- e ricordo che finora l'unico partito che ha fatto una sua scelta diversa rispetto a quella degli alleati è la Lega a Messina. Abbiamo accettato la proposta di Berlusconi di tenere un tavolo della coalizione per riunire il centrodestra in Sicilia, se si fa bene, se invece le altre forze politiche non hanno intenzione di agire come coalizione ci adegueremo e faremo le nostre scelte». La frattura in Sicilia potrebbe rompere l'alleanza anche a livello nazionale, in vista delle elezioni politiche del prossimo anno. «Di scontato non c'è proprio niente - sottolinea il capogruppo FdI alla Camera - Di scontato c'è solo che FdI si impegna a mantenere i patti con gli elettori. Se l'alleanza serve a rispettare le promesse agli elettori noi ci siamo, se invece serve agli altri partiti per prendere qualche poltrona in più per usarla per altri giochi e su altri tavoli noi non ci siamo». Ignazio La Russa si sforza di tenere uno spiraglio aperto. «Nel centrodestra non va affatto tutto benissimo - ammette - Stiamo cercando disperatamente di ricucire. Finora il vertice non è avvenuto, ma richiamerò Berlusconi, non mi arrendo».