sotto le bombe

25 aprile, Sergio Mattarella ad Acerra: "Con gli ucraini sotto le bombe ho pensato a Bella ciao"

«La Resistenza contro il nazifascismo contribuì a risollevare l’immagine e a recuperare il prestigio del nostro paese. Fu a nome di questa Italia che Alcide De Gasperi potè presentarsi a testa alta alla Conferenza di Pace di Parigi. Oggi celebriamo quel riscatto, il sangue versato, quel ritrovato onore nazionale». Così il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ad Acerra in occasione del 77° Anniversario della Liberazione. «Oggi, tra gli storici, c’è chi concorda nell’assegnare il titolo di resistente a tutti coloro che, con armi o senza, mettendo in gioco la propria vita, si oppongono a un’invasione straniera, frutto dell’arbitrio e contraria al diritto, oltre che al senso stesso della dignità», ha sottolineato il Presidente.

«Furono resistenti - ha ricordato -i combattenti delle montagne, le staffette partigiane, i militari che, perdendo la vita o subendo la deportazione, rifiutarono di servire sotto la cupa bandiera di Salò. Furono resistenti, a pieno titolo, le persone che nascosero in casa gli ebrei, o i militari alleati, coloro che sostenevano la rete logistica della Resistenza. Furono resistenti gli operai che entrarono in sciopero al Nord, gli autori di volantini e giornali clandestini, gli intellettuali che non si piegarono, i parroci che rimasero vicini al loro gregge ferito. Le vittime innocenti delle tante stragi che, in quella terribile stagione, insanguinarono il nostro Paese». Il Capo dello Stato ha rimarcato come «la storia della nostra libertà» sia stata scritta dalla Resistenza: «La nostra Costituzione democratica è nata dal loro sacrificio».

  

 

Mattarella ha anche voluto sottolineare «l’importanza e il sacrificio» di tutte le regioni del Sud, seppure provate da una più breve occupazione nazista». «L’8 settembre spazzò via 20 anni di illusioni, di parole d’ordine vuote e consumate, di retorica bellicista - ha detto ancora - Il regime fascista implose dall’interno e crollò su se stesso, corroso dalla sua stessa vanagloria. Non fu la morte della Patria: al contrario, fu riscoperta nel suo senso autentico. Quello di una comunità di donne e di uomini che condividono il comune senso di pietà, i valori di libertà, di giustizia e democrazia, che si proteggono a vicenda, che lavorano per la pace, il benessere e la solidarietà«. Dopo avere sottolineato il ruolo decisivo degli alleanti durante la Resistenza, si è soffermato sul conflitto in Ucraina, ammettendo di aver avvertito «un pesante senso di allarme, di tristezza, di indignazione» il 24 febbraio, giorno di inizio dell’invasione russa. «Questo tornare indietro della storia, rappresenta un pericolo non soltanto per l’Ucraina ma per tutti gli europei e per l’intera comunità internazionale. Come ho sottolineato tre giorni fa, davanti alle associazioni partigiane, combattentistiche e d’arma, avvertiamo l’esigenza di fermare subito, con determinazione, questa deriva prima che possa ulteriormente disarticolare la convivenza internazionale: prima che possa estendersi tragicamente», ha proseguito. «Pensando agli ucraini svegliati dalle bombe, mi sono venute in mente le parole: ’Questa mattina mi sono svegliato e ho trovato l’invasor’. Tutti sappiamo da dove sono tratte queste parole», ha aggiunto citando i versi di «Bella Ciao».