in seconda fila

Quirinale, il piano B per il Colle se non fossero eletti né Draghi né Berlusconi

Gaetano Mineo

La partita del Quirinale ancora si gioca a bordo campo. Papabili e sponsor ancora sono in fase di «riscaldamento», pronti ad entrare nel rettangolo di gioco per iniziare la vera competizione. Di certo, da quando Mario Draghi è uscito allo scoperto, si ritrova una strada verso il Colle con più ostacoli, avendo di traverso proprio la maggior parte dei partiti che lo vogliono incollato a Palazzo Chigi fino al 2023.

Lo stesso Silvio Berlusconi ancora non sembra convinto sull'ufficializzare la sua corsa al Quirinale, nonostante il centrodestra giura di essere unito proprio sulla candidatura del leader di FI. A questo punto, ipotizzando di togliere dalla lista dei papabili sia Draghi, sia il Cavaliere, vediamo quali potrebbero essere i contendenti all'ambita prima carica dello Stato. Pier Ferdinando Casini, indubbiamente, appare il più gettonato.

  

D'altronde, i requisiti sembra averli quasi tutti. È stato presidente della Camera, un incarico che è come un passaporto per la poltrona più alta della Repubblica, come la storia insegna. Altro indizio potrebbe essere quello di aver scelto da un paio di mesi la strada del silenzio, «marinando» le tante trasmissioni televisive e radiofoniche a cui partecipava attivamente fino a novembre. I maligni, sostengono per non rischiare di essere bruciato.

Altro punto a suo favore è che dopo Berlusconi, Casini è il candidato più gradito al centrodestra ma anche a Matteo Renzi e non solo. Poi c'è un gruppo di donne che potrebbero competere per la salita al Colle, e un'elezione di un capo dello Stato donna, sarebbe, com' è noto, una vera svolta storica per la nostra Repubblica.

In lista c'è Marta Cartabia, attuale ministro della Giustizia, che addirittura secondo un sondaggio Bidimedia del 22 dicembre, riscuote più consensi come prossimo capo dello Stato rispetto a Draghi (34% contro 32%). La Cartabia, tra l'altro, oltre ad avere un'esperienza da presidente dell'Alta corte, ed aver riformato il sistema giudiziario penale, lascerebbe vacante il posto di Guardasigilli, anche se non è tanto ben vista dai 5Stelle. Possibile concorrente è Maria Elisabetta Alberti Casellati. E se la presidente del Senato diverrebbe la candidata ufficiale del centrodestra, avrebbe primo sponsor proprio Berlusconi anche se la sua candidatura è molto gradita anche al leader della Lega.

Di contro, con questa mossa il Pd potrebbe incassare la presidenza del Senato per il tempo che rimane. Sempre in casa centrodestra si parla pure di Letizia Moratti. Ma dopo il pranzo a Roma con Giorgia Meloni, la vice presidente della Lombardia ha voluto rimarcare che «Berlusconi è l'unico nome del centrodestra». A bordo campo c'è anche Paolo Gentiloni.

In caso di elezione a inquilino del Quirinale, l'esponente Pd, lascerebbe libero un posto da commissario europeo, che potrebbe andare al centrodestra e in particolare a un leghista, dicono i bene informati. Tutti questi sono i principali nomi che circolano in queste ultime settimane ma come detto, ancora i veri giocatori non sono entrati in campo. Resta poi aperto il tema del come verrà eletto il nuovo capo dello Stato.

Infatti, posto che centrodestra e centrosinistra grosso modo si equivalgono attorno ai 430-450 grandi elettori, che c'è la «zona franca» di Italia Viva, Coraggio Italia, e gli altri «cespugli» e infine la repubblica a sé del Gruppo Misto con 110-120 grandi elettori, nessuno può rivendicare il ruolo di King maker. A questo punto, sono due le strade da percorrere. O i partiti fanno i partiti per il vero bene del Paese, sedendosi attorno al tavolo per cercare un accordo su una candidatura più condivisa possibile da eleggere al primo scrutinio coi due terzi dei voti. Oppure liberi tutti, scenario che sommato al voto segreto, quindi con la presenza degli immancabili franchi tiratori, provocherebbe quasi certamente la crisi e ci porterebbe alle elezioni anticipate.