poca trasparenza

Enrico Letta, i beni del segretario Pd sono un mistero

Domenico Alcamo

Hanno sparso quintalate di moralismo, lorsignori. Ripristinato peraltro in questa concitata fase di corsa al Quirinale dove, seppur in forma più soft, sono tornati a sventolare il vessillo dell'anticoberlusconismo. Ma quando si tratta di loro stessi, lo zelo viene sempre riposto.

Da un paio di mesi, il segretario del Pd Enrico Letta è stato eletto alla Camera, nel collegio uninominale di Siena dove è entrato al posto di Piercarlo Padoan, nel frattempo dimesso. Ebbene, sul sito della Camera non compare ancora la documentazione patrimoniale. Va detto, a onor del vero, che ha tempo fino a gennaio. Dunque non c'è alcun ritardo nei tempi formali, ma forse prendendo a criterio i «tempi morali» che da quella parte hanno sempre imposto agli altri, forse un po' oltre lo siamo. Sulla pagina del sito della Camera dedicata alla situazione patrimoniale del singolo deputato, ancora non è stato caricato il documento che lo riguarda.

  

Tuttavia, attraverso una ricerca al database del Cerved che Il Tempo ha avuto modo di eseguire, il segretario Pd non risulta avere beni patrimoniali in Italia. Poi c'è un'altra sezione del suo profilo sul sito di Montecitorio, ossia quella dedicata alle «dichiarazioni di incarichi e professioni».

In questo caso, il documento è stato consegnato, e presenta due voci. La prima è quella, ovviamente, di segretario nazionale del Partito democratico. La seconda è Presidente dell'Istituto Jacques Delors. Cioè un think tank che ha sede a Parigi e il quale ha come fulcro culturale «l'Europa Unita». Al di là dello scarno, attuale, novero di incarichi, un'inchiesta del Domani, qualche mese fa, aveva ricostruito un novero piuttosto cospicuo degli incarichi e ruoli di vario tipo ricoperti dall'attuale segretario Pd negli ultimi anni, nella fase di stop con la politica italiana. Ad esempio co presidente di «Tojoy Western Europe». Di che si tratta? «Un Acceleratore di start up per le imprese cinesi e per le imprese che vogliono entrare nel mercato cinese».

Una società che si avvale della collaborazione di un buon numero di ex Capi di stato e di governo occidentali. Ad esempio, Werner Faymann, ex cancelliere austriaco. Sempre lo stesso articolo, segnalava Letta tra i fondatori di Equanim, società parigina, che nel proprio sito si definisce «prima piattaforma di mediazione internazionale». Che ha portato a termine un dossier importante.

«Uno degli accordi più importanti per l'economia continentale degli anni a venire: i due giranti transalpini di acqua, rifiuti ed energia, Veolia e Suez, hanno trovato l'intesa per fondersi dando vita ad una società da 37 miliardi di fatturato (...). Suez si era opposta per via giudiziaria al tentativo di acquisizione di acquisizione di Veolia dando vita ad una battaglia durata tre stagioni» dunque «a permettere la pace è stata Equanim». O ancora: «Era il 2016 - spiegava Domani - quando Letta fu nominato nell'advisory board di Amundi, società specializzata nell'asset management, controllata dal gruppo Credit Agricole». Un incarico che il segretario Pd «ha lasciato a marzo di quest' anno per incompatibilità con il ritorno alla politica italiana».