effetto manovra

Nei consigli comunali più soldi per tutti, politici in fila per l'aumento

Daniele Di Mario

È partita la corsa dei sindaci all’aumento di stipendio. E con loro vice, assessori, consiglieri comunali. L’articolo 175 della legge di Bilancio in discussione in questi giorni in Parlamento prevede, infatti, l’aumento delle indennità dei sindaci metropolitani e dei sindaci dei Comuni delle Regioni a statuto ordinario. Lo stipendio verrà incrementato in percentuale al trattamento economico dei presidenti di Regione. Anche le indennità di funzione di vicesindaci, assessori e presidenti dei Consigli comunali saranno adeguate allo stipendio dei loro sindaci. Ma anche i consiglieri comunali potrebbero percepire un aumento di stipendio, visto che l’articolo 82 del Tuel prevede che essi percepiscano gettoni di presenza per la partecipazione a sedute consiliari e alle Commissioni per un importo complessivo non superiore a un quarto di quanto percepito dal sindaco.

Secondo quanto previsto dalla legge di Bilancio, a partire dal 2024 l’indennità di funzione dei sindaci metropolitani e dei sindaci dei Comuni nelle Regioni a statuto ordinario sarà parametrata allo stipendio dei presidenti di Regione, che attualmente è di 13.800 euro lordi mensili. I sindaci delle quattordici Città metropolitane (Roma, Milano, Napoli, Torino, Bologna, Genova, Firenze, Bari, Palermo, Catania, Messina, Reggio Calabria, Cagliari) percepiranno quanto un governatore. I sindaci dei Comuni capoluogo di Regione e dei Comuni capoluogo di provincia con popolazione superiore a 100mila abitanti prenderanno l’80% di quanto percepisce un presidente di Regione: 11.040 euro al mese; i sindaci dei Comuni capoluogo di provincia con popolazione fino a 100mila abitanti andranno a percepire 9.660 euro lordi al mese (il 70% di un governatore); i sindaci dei Comuni con popolazione superiore ai 50mila abitanti il 45%: 6.210 euro lordi al mese; i sindaci dei Comuni con popolazione tra 30.001 e 50mila abitanti percepiranno invece 4.830 euro lordi mensili (il 35% di quanto prende il presidente di Regione); i primi cittadini dei Comuni da 10.001 a 30mila residenti avranno invece il 30%: 4.140 euro lordi al mese; il 29% ai sindaci dei Comuni da 5.001 a 10mila abitanti (4.002 euro al mese lordi); 3.036 euro al mese (il 22%) per i sindaci dei Comuni con popolazione da 3.001 a 5.000 abitanti; infine i primi cittadini dei paesi fino a tremila abitanti percepiranno 2.208 euro lordi al mese, il 16% dell’indennità del governatore.

  

Per la stragrande maggioranza dei sindaci si tratta di un aumento cospicuo, anche se qualche perplessità l’articolo 175 della legge di bilancio lo lascia. Non si capisce perché a parità di popolazione il sindaco di un Comune capoluogo di Regione o di provincia prenda di più del suo collega di un Comune fino a 100mila abitanti (e quindi, magari, anche più grande) e quasi il doppio del primo cittadino di un Comune fino a 50mila abitanti. Il paragone, può essere fatto, ad esempio tra i sindaci di Campobasso (49mila abitanti) e di Anzio (54mila abitanti): quest’ultimo prenderà circa 5.000 euro lordi al mese in meno. O tra il capoluogo di provincia Matera (60mila bitanti) e Guidonia (89mila residenti), Fiumicino (78mila) o (74mila): in questo caso sindaci di Comuni più grandi percepiranno 2.500 euro al mese in meno a parità di responsabilità amministrative, contabili e penali. E il discorso potrebbe continuare.

Quanto ai sindaci di Città metropolitane, essendo equiparate ai presidenti di Regione, percepiranno tutti 13.800 euro lordi al mese. Nel caso del sindaco di Roma, l’ultima busta paga di Virginia Raggi era di 9.762,94 euro. Rispetto all’ex prima cittadina, Roberto Gualtieri dal 2024 prenderà un bel po’ di più. La riforma, come detto, entrerà a regime gradualmente. Nel 2020 l’indenità di funzione aumenterà del 45%. Nel 2023 l’adeguamento sarà del 68% sul totale previsto, fino a entrare a regime a decorrere dal primo gennaio 2024. La copertura economica prevista dalla Manovra «a titolo di concorso alla copertura del maggior onere sostenuto dai Comuni per la corresponsione dell’incremento delle indennità di funzione» è di 100 milioni di euro per il 2022, di 150 milioni pr il 2023 e di 220 milioni l’anno a decorrere dal 2024. La legge di bilancio parla però di adeguamento delle indennità di sindaci, vicesindaci, assessori e presidenti dei Consigli comunali. Non fa alcuna mezione dei consiglieri comunali, che avranno diritto anche loro all’adeguamento di stipendio. L’articolo 82 del Tuel, infatti, quantifica i gettoni di presenza dei consiglieri per la partecipazione a sedute d’aula e commissioni in un quarto dell’indennità di funzione del sindaco. Tre gli scaglioni previsti attualmente. Nei Comuni con abitanti compresi tra mille e i 10mila, ogni gettone vale 18 euro. In quelli da 10mila a 30mila 22,21 euro.

Nei Comuni da 30mil a 250mila i consiglieri comunali percepiscono un gettone presenza di 36,15 euro. Discorso a parte per i consiglieri delle grandi città. Nei Comuni con meno di 500mila abitanti il gettone vale 59,39 euro. Se la popolazione supera il mezzo milione il gettone ammonta a 103,29 euro. A Roma e a Milano il consigliere che partecipa a tutte le sedute arriva a circa 1.700 euro. Con la riforma, anche i gettoni potrebbero essere aumentati e nella Capitale e nelle altre Città metropolitane i consiglieri comunali potrebbero andare a percepie fino a circa 3.400 euro lordi al mese, un quarto dell’indennità lorda del sindaco. Stesso discorso - ovviamente proporzionato - per tutti gli altri consiglieri comunali d’Italia dei quali però la legge di bilancio non fa menzione.