Specchio, specchio delle mie brame

Ma quanto si piace (e compiace) Draghi! Anche lui colpito dal virus del narcisismo

Franco Bechis

I sintomi ormai sono inequivocabili, e riconoscibilissimi, perché il virus circola da anni a Palazzo Chigi e colpisce inesorabilmente chi siede sulla poltronissima. Avendoli visti decine di altre volte, non c'è proprio dubbio: Mario Draghi è contagiato, gravemente contagiato. E' grave? Sì, quando il virus del narcisismo colpisce, non c'è vaccino che riesca a fermarlo, salvo una rovinosa caduta dal piedistallo troppo alto su cui i malati immaginano di sentirsi al sicuro. Sintomi presentati di quel Draghi, già predisposto al contagio lasciando da tempo che lo si chiamasse superMario? Numerosi in questo week end. Il primo all'esordio della conferenza stampa per presentare la manovra economica per il 2022, quando Draghi ha gongolato: “quando l'abbiamo approvata in consiglio dei ministri alla fine tutti ci hanno applaudito”, plurale usato volendo estendere il suo trionfo anche al ministro dell'Economia, Daniele Franco, che si sedeva accanto. Celebrazione un po' grottesca e chissà quanto veritiera, visto che di quel consiglio dei ministri non sono trapelati applausi, ma incazzature belle e buone, come quella dei ministri 5 stelle che ha richiesto telefonata fra il premier e il suo predecessore, Giuseppe Conte, per metterci una pezza. O come quella di Dario Franceschini che proprio con Draghi si è scontrato a muso duro. Se il premier vede solo applausi tributategli, la questione è seria: la febbre narcisistica assai elevata.

Dimostrazione ne è venuta dal G20. Ecco Draghi incontrare con signore il presidente Usa, Joe Biden. Avranno parlato di mille cose, o forse di nulla visto che era il primo di numerosi incontri che avrebbero avuto nel week end, ma da palazzo Chigi viene inviata a tutte le redazioni questa frase “epocale” di Biden: “Mario, tu stai facendo un lavoro straordinario! Noi abbiamo bisogno di dimostrare che le democrazie possono funzionare e possono produrre un nuovo modello di economia. Tu lo stai dimostrando”. Eccolo lo specchio, specchio delle brame di Mario. Non stava nella pelle di potere dire a tutto il mondo che il presidente Usa gli aveva detto “bene, bravo, bello!”, cosa che fa con chiunque lo inviti a casa sua anche per una banale questione di educazione. Passa un giorno e Draghi incontra anche il premier britannico Boris Johnson. Che si saranno detti? Vallo a sapere. Ma da palazzo Chigi filtra la frase storica che avrebbe pronunciato Boris: “Mario, congratulazioni per il tuo G20! L'hai portato a casa brillantemente e hai fatto una enorme quantità di lavoro” che in sintesi sarebbe “Bravo, bene e... No, bis no. Perché ora con il G20 Draghi ha giocato un po'... il prossimo tocca a un altro”. Qui bisogna in iniettare anticorpi al premier italiano perché la malattia sembra davvero in stadio preoccupante