rottura unicredit-mef

Risiko delle banche, salta il salvataggio di Mps

Gaetano Mineo

È rottura tra UniCredit e Mef. La trattativa su Mps è giunta al capolinea. Dopo tre mesi di negoziato, ieri, nel pieno pomeriggio di domenica arriva uno stringato comunicato congiunto: «Nonostante l’impegno profuso da entrambe le parti, UniCredit e il ministero dell’Economia comunicano l’interruzione dei negoziati relativi alla potenziale acquisizione di un perimetro definito di Banca Monte dei Paschi di Siena». Una comunicazione giunta prima dell’apertura di Piazza Affari, quando i titoli dei due istituti sono attesi alla prova dei mercati.

E così la banca senese continua a rimanere sul groppone degli italiani, dopo aver macinato miliardi di euro pubblici. Il dicastero di Daniele Franco, in estrema sintesi, non intende sborsare sette miliardi di euro chiesti dall’istituto guidato da Andrea Orcel. Un gap incolmabile di circa tre miliardi che va a sommarsi ai troppi tagli per ridurre di oltre un terzo i 21mila dipendenti Mps. Il Mef, che della banca senese controlla il 64 per cento, deve uscire con la chiusura del bilancio di quest'anno. Lo impongono gli impegni presi con Bruxelles. A meno che non si riesca a trattare per una proroga della cessione di almeno sei mesi, ossia giugno del prossimo anno. Ma questo ha bisogno di tempo, in quanto, per la privatizzazione, si dovrà negoziare con la Commissione europea e la Banca centrale europea.

  

L’impressione che si ha è che Franco abbia le idee più chiare di quanto si possa pensare. Basta ricordare la dichiarazione che lo stesso ministro dell’Economia aveva fatto in Parlamento a inizio agosto, quasi a inizio trattativa: la cessione a UniCredit si può fare «ma non a tutti i costi» per le casse dello Stato. E dopo due mesi, così è andata. Per il resto, vedremo nei prossimi giorni.

Di certo, della lunga agonia di Mps sono ricche storia e cronache e che vedono tra i maggiori protagonisti, il Partito Democratico. Basta soffermarsi sugli ultimi anni, per capire di cosa parliamo. Nel 2017, quando a Palazzo Chigi c’era Paolo Gentiloni, oggi commissario europeo dell’Economia, lo Stato salvava il Mps. Allora, il Mef era guidato dal Dem Pier Paolo Padoan, oggi - quando si parla di coincidenze - è presidente proprio di UniCredit. Ma non è tutto. La candidatura del segretario Pd, Enrico Letta, nel collegio uninominale di Siena nasce in sostituzione del compagno di partito Padoan, perché passato, come detto, alla presidenza dell’istituto guidato da Andrea Orcel. Insomma, tra affari e politica, è difficile tirare fuori il Nazareno dalla spinosa questione della banca senese, sulla quale, fra l'altro, lo stesso Letta ha investito tutto sulla sua campagna elettorale. «Sulla vicenda del Monte dei Paschi abbiamo dato una proposta e una chiave all’inizio, l’abbiamo portata avanti dopo e l’abbiamo confermata oggi a 48 ore dal voto - diceva giorni fa il neo inquilino Dem di Montecitorio prima dell’apertura delle urne -. Quei quattro punti che riguardano la banca saranno i nostri punti anche dopo le elezioni». Tradotto, ora l’onere su Mps di Letta dovrebbe essere tutelare i livelli occupazionali e la continuità del ruolo dello Stato.

«Che soluzione propone l'onorevole Letta, eletto pochi giorni fa proprio a Siena? - fanno sapere dalla Lega - Mesi, anni, miliardi e posti di lavoro persi per colpa del Pd». La pentastellata Carla Rocco, presidente della Commissione di inchiesta sulle Banche, invece, si auspica che venga richiesta una proroga dei termini dei negoziati». Mentre Luigi Marattin e e Luciano D’Alfonso, rispettivamente presidenti della Commissione Finanze della Camera e del Senato, chiedono che sulla vicenda Mps, «il ministro dell`Economia o il direttore generale del Tesoro, vengano prontamente a riferire presso le Commissioni Finanze di Camera e Senato». Ieri sera, a «Che tempo che fa», il segretario del Pd si è detto «sicuro che ora ci saranno altre opzioni sul tavolo ma c’è bisogno di più tempo dall’Europa». Politicamente la strada continuerà ad essere in salita. Proseguiranno battaglie e scontri con il Movimento 5 Stelle all’attacco e la Lega sulle barricate, in quanto, entrambi sono contrari a quella che hanno definito «una svendita».