nelle grandi città

Elezioni amministrative 2021, altro che modello per il centrosinistra. A Napoli Manfredi ce la fa ma col trucco

Gaetano Mineo

Il «Patto per Napoli» sembra morire sul nascere proprio ai piedi del Vesuvio. Non decolla, infatti, l'alleanza Pd-M5s siglata a Napoli in vista delle amministrative. Accordo che ha si contribuito alla vittoria del neo eletto sindaco, Gaetano Manfredi, ma che non è stato determinate dato che il sostegno al nuovo primo cittadino partenopeo, frutto di questo accordo politico, è pari a meno di un terzo dell'intero bottino finora attribuito a Manfredi. Se a ciò aggiungiamo che l'ex ministro dell'Università del Conte 2 è stato supportato da voti di un pezzo di centrodestra napoletano, il neo sindaco non è certo «figlio» del solo centrosinistra.

E' opportuno ricordare, infatti, che Manfredi è sostenuto da tredici liste, compresa la forza elettorale a sé stante del governatore della Campania, Vincenzo De Luca. Ebbene, secondo gli ultimi dati, la lista del Partito Democratico segna consensi per circa il 13 per cento, quella del M5s circa 11 per cento. Un «patto» che vale poco più di 25 punti, in sostanza, rispetto al 65 per cento dei consensi incassati dall'exministro di Giuseppe Conte. Per meglio capire, tra le tredici liste c'è «Azzurri-Napoli Viva», lista organizzata da Stanislao Lanzotti, ex coordinatore di Forza Italia a Napoli, in cui sono presenti una serie di ex esponenti di Forza Italia e del partito di centrodestra Noi Sud e che le urne la premiano col 6 per cento di consensi. 0 come la «Lista Montredi sindaco», quasi 10 per cento di voti, capeggiata dal socialista Dino Falconio, recentemente nominato presidente della Fondazione Ravello proprio da De Luca. Come dire, una forza politica che nulla a che vedere col Pd e col M5s.

  

Insomma, Menfredi vince col «trucco». In merito all'affluenza, invece, nel capoluogo campano ha votato il 47,19 per cento degli aventi diritto, ovvero -7 per cento rispetto alle ultime elezioni per il sindaco (54,12 per cento). Milano e Bologna, inoltre, sono le altre città che il centrosinistra conquista al primo turno. Quindi riconferma del sindaco uscente nel capoluogo lombardo, Beppe Sala, e il grande salto da assessore a sindaco di Matteo Lepore nel capoluogo emiliano. Dunque, Sala torna a Palazzo Marino con un consenso che sfiora il 57 per cento, staccando di circa 23 punti il principale concorrente, Luca Bernardo, supportato dal centrodestra. Sala, definisce la sua rielezione a primo turno «un evento quasi storico», prima volta per un candidato del centrosinistra da quando c'è l'elezione diretta del primo cittadino. «Il vicesindaco sala una donna - già annuncia il rieletto sindaco Dem - e ci sala equilibrio, come in questa giunta, sceglierò i migliori».

Dalle prime analisi sembra che Sala sia stato premiato anche da una minore affluenza tra gli elettori del centrodestra a causa di un candidato poco conosciuto, e che non aveva brillato nel corso della campagna elettorale. In merito all'affluenza, si registra che meno della metà (47,67%) dei milanesi è andata a votare. Nel 2016, quando le urne restarono aperte solo un giorno, l'afflusso al voto fu del 54,65 per cento. Altra importante città conquistata dal centrosinistra è Bologna. Che, a dire il vero, è sempre stata etichettata «rossa». E così Matteo Lepore, assessore comunale Pd uscente, diventa sindaco con circa il 63 per cento di consensi lasciando Fabio Battistini, candidato civico sostenuto dal centrodestra al poco più del 30 per cento.