schiaffo alla democrazia

Lotito fuori dal Senato, ora indagano i magistrati

Francesco Storace

Si muove la magistratura per Claudio Lotito e Michele Boccardi in Senato. Il 10 febbraio sarà il Tribunale civile ad entrare nel merito della controversia legata al mancato ingresso di Boccardi e del presidente della Lazio a Palazzo Madama, dopo la prima udienza dello scorso 15 luglio. Nonostante una decisione a loro favorevole da parte della giunta delle elezioni del Senato.

L’organo presieduto da Maurizio Gasparri aveva infatti dato il suo via libera – sia per Lotito che per Boccardi – nel settembre 2020. Ma ancora oggi a Palazzo Madama non ci sono segnali di giustizia e di rispetto del voto popolare. In un luogo dove si scrivono le leggi, sembra mancare la volontà di rispettarle. Ed è difficile non pensare ad un clamoroso abuso nei confronti dei due ricorrenti, oltre che ad un danno erariale e personale che potrebbe profilarsi se non si vorrà procedere rapidamente.

  

Sono le leggi che dettano i tempi procedurali. Un mese dopo il voto della giunta Gasparri, la pratica era nella disponibilità della presidenza del Senato. Che doveva decidere entro trenta giorni con il voto di ratifica dell’aula. Oppure con la contestazione della decisione della giunta per le elezioni. Nulla di tutto questo. Eppure, sei mesi fa fu proprio Boccardi a scrivere – con i suoi legali - al presidente Sergio Mattarella, per sollecitarne un intervento. Di fronte al silenzio del Colle, un’ulteriore lettera fu inviata ai capigruppo del Senato, anch’essa senza risposta. Poi la diffida alla presidente Elisabetta Casellati.

Di fronte al silenzio, sono partite le denunce. In Procura il fascicolo è nelle mani della dottoressa Alessandra Fini, mentre il Tribunale civile è già a dibattimento.
L’inerzia a Palazzo Madama rischia di provocare ulteriori problemi. La mancata ratifica di Lotito e Boccardi non ha consentito la proclamazione di ben 193 senatori. Che però voteranno per il nuovo presidente della Repubblica.

Eppure ci sono precedenti in materia di voti d’aula espressi molto più rapidamente. In questo caso si esita a mettere all’ordine del giorno una decisione che è stata compiutamente e lungamente esaminata nel rispetto di tutte le regole dal "tribunale" interno, quale è la Giunta delle elezioni. All’aula spetta solo la ratifica di quella decisione.
Adesso c’è il concreto rischio che la magistratura prema l’acceleratore e decida al posto della politica che non lo fa. Ed è davvero incomprensibile la stasi del Senato, quasi che ci sia una manovra per impedire l’affermazione della volontà popolare che si espresse nel 2018.

Il lavoro seguito ai ricorsi presentati dai candidati esclusi dallo scrutinio, appunto Boccardi e Lotito, è stato meticoloso, proprio per rispettare quello che fu il volere dell’elettorato. E si diede ragione ai ricorrenti, che hanno diritto a rappresentare chi li ha voluti a Palazzo Madama. Ed è profondamente ingiusto che si sbarrino le porte del Parlamento a chi ne ha diritto, mantenendo al suo posto chi non ne ha titolo. È un’enorme questione di democrazia violata che occorre risolvere davvero al più presto. Già troppo tempo è trascorso. Sennò, che si vota a fare? E a che serve la giunta delle elezioni se il suo lavoro diventa inefficace? Sta alla responsabilità di tutti procedere speditamente alla risoluzione di una vertenza che lascia l’amaro in bocca.