inchiesta sulla loggia ungheria

Dal giudice Carlo Nordio il de profundis sulla Procura della Repubblica di Milano

Altro che storie, l’inchiesta milanese sulla Loggia Ungheria mette a nudo un sistema nella Procura della Repubblica del capoluogo lombardo. E ne esce un’”immagine devastante e devastata». Giudizio durissimo, ma di un autentico addetto ai lavori, come Carlo Nordio, che è stato intervistato dall’AdnKronos. La guerra tra toghe all’interno dell’ufficio meneghino e gli ultimi sviluppi del cosiddetto ’caso Amara', per il quale è indagato per omissione d’atti d’ufficio il procuratore Francesco Greco, per aver ritardato l’apertura dell’indagine nata dalle dichiarazioni rese a verbale dall’avvocato Piero Amara sulla presunta ‘loggia Ungheria’ hanno stimolato la riflessione del magistrato veneto. “La Procura più importante d’Italia, che ha condizionato la politica negli ultimi 25 anni, si rivela un ambiente di lotte intestine e, quello che è peggio, di violazione di legge”, denuncia Nordio, spiegando che il pm Paolo Storari “ha violato la legge consegnando dei verbali che dovevano restare segreti e probabilmente Greco ha violato la legge, omettendo di iscrivere nel registro degli indagati una persona che si trovava nella situazione in cui altre persone erano state iscritte nel registro degli indagati”.

 

  

 

Ma la bordata non finisce qui. Una questione di “disparità di trattamento”, secondo l’ex procuratore aggiunto di Venezia, dato che “probabilmente non era necessario iscrivere quella persona nel registro degli indagati, ma in altre situazioni analoghe la Procura di Milano aveva proceduto iscrivendole”. “Se a questo aggiungiamo - ha proseguito Nordio - che già da tempo il procuratore aggiunto Alfredo Robledo aveva denunciato tutta una serie di anomalie e che in questo momento si trovano indagati a Brescia i vertici della Procura di Milano, Greco e De Pasquale, oltre ovviamente al pm Storari, questo porta a un’immagine devastante della magistratura che non sarà ricomponibile in tempi brevi”.