parola ai cittadini

Riforma della giustizia, parte la campagna per i sei referendum: così si può cambiare

Francesco Storace

Parte finalmente la campagna referendaria sulla giustizia. Oggi è il giorno in cui si possono cominciare a sottoscrivere nei municipi i sei quesiti sulla giustizia, promossi dalla Lega e dal Partito Radicale, anche se gazebo e banchetti saranno disponibili da domani. Una battaglia che serve anche a scuotere il Parlamento – che se vorrà potrà recepire direttamente i referendum – oppure a far decidere dal popolo italiano come amministrare giustizia senza faziosità e violazioni del diritto.

Una sfida bella, che può aiutare l’Italia a rimettere in piedi un sistema che ha visto scemare la fiducia dei cittadini, anche per le polemiche hanno squassato la magistratura e non solo per il caso Palamara.

  

Si mettono assieme in questa battaglia due mondi che sulla giustizia partono dai principi garantisti. A Salvini e ai vertici radicali è bastato poco per trovare un’intesa su temi decisivi per il Paese.

Sei sono i quesiti proposti al popolo italiano, dalla riforma del Consiglio superiore della Magistratura alla responsabilità diretta dei giudici, all’equa valutazione dei magistrati alla separazione delle carriere, dai limiti agli abusi della custodia cautelare all’abolizione della legge Severino. I cittadini italiani con le loro firme – ne servono cinquecentomila a quesito, Salvini punta a un milione per ciascuno – di qui a metà settembre e poi con il voto della primavera 2022 potranno decidere democraticamente un’autentica rivoluzione.

È meticolosa la cura dell’organizzazione della raccolta delle firme proprio per aiutare i cittadini ad essere consapevoli della partita in gioco. Contano i quesiti, ma bisogna raggiungere tantissimi italiani per farli sottoscrivere.

Come detto, si potrà apporre la propria firma nelle sedi comunali e ovviamente nei banchetti e nei gazebo che saranno allestiti in tutta Italia dalla Lega e dagli stessi radicali. Entrambi i movimenti politici hanno attivato pagine web tematiche per dare ogni informazione specifica sui rispettivi siti: legaonline.it e partitoradicale.it.

Anche dagli altri partiti del centrodestra si è manifestato interesse ai referendum: per ora lo hanno fatto Forza Italia e Udc. Probabilmente Fratelli d’Italia esprimerà le proprie indicazioni sui vari quesiti. Pure “Cambiamo” di Giovanni Toti condivide la battaglia referendaria.

Per capire il livello della mobilitazione leghista, basta scorrere sul sito del partito di Salvini le informazioni proposte. Ad esempio, se nel proprio comune non ci sono ancora i moduli per sottoscrivere le proposte referendarie, si può segnalarlo al sito referendum giustizia della pagina Legaonline e il Carroccio provvederà alla distribuzione in quel determinato municipio. Il cittadino che avrà segnalato la carenza comunale sarà poi avvisato della disponibilità dei moduli. E ovviamente sul sito c’è anche l’elenco aggiornato quotidianamente delle piazze nelle regioni di tutta Italia dove poter firmare.

La domanda posta da diversi cittadini è sui tempi in cui è possibile sottoscrivere i moduli, anche per organizzare una adeguata campagna propagandistica. Pure qui ci sono le istruzioni. Il termine per sottoscrivere i referendum è fissato al 30 settembre 2021, ma sarà bene farlo entro il 19 settembre per permettere di raccogliere il materiale da tutti i comuni e consegnarlo entro il 30 settembre. Qui probabilmente nel consiglio avrà influito l’antica esperienza dei radicali. 

Bisogna raccogliere cinquecentomila firme per ciascun quesito, quindi almeno tre milioni. Ma l’obiettivo è più ambizioso per evitare che alla verifica di ciascuna sottoscrizione presso la Cassazione si possa scendere sotto il livello minimo in caso di cancellazione di firme ritenute non valide. 

Altra domanda a cui è bene saper dare una risposta è sui tempi del voto popolare. Questi sono i passaggi temporali: entro il 30 settembre 2021 dovranno essere appunto consegnate le firme dai promotori ed entro il 31 ottobre la Cassazione dichiarerà se sia stato raggiunto il quorum. Se il quorum è stato raggiunto, la Corte Costituzionale deciderà entro il 20 gennaio 2022 se ammettere i quesiti referendari. I quesiti ammessi verranno pubblicati in Gazzetta Ufficiale entro il 10 febbraio e, successivamente, verrà fissata la data di convocazione degli elettori che dovrà avvenire tra il 15 aprile e il 15 giugno 2022.

Gambe in spalla, dunque, e tutti potranno collaborare – spiegano i promotori dei referendum – alla raccolta delle firme. “Convincendo i propri conoscenti ad andare a firmare i quesiti, ma anche aiutando chi sta raccogliendo le firme nei vari banchetti”. In quest’ultimo caso l’organizzazione – che si annuncia imponente – informa che sarà “sufficiente inviare i propri dati, nome – cognome – comune di residenza e, se si ritiene, anche il numero di cellulare, alla pagina web dedicata”: poi ci penseranno i dirigenti di zona a contattare ogni persona disponibile.

 

Insomma, una mobilitazione come non se ne vedevano da tempo: una sfida a se stessi e poi a quel sistema giustizia che da troppo tempo non si riesce a rinnovare. E chissà se la spinta popolare consentirà l’impresa.