il caso

Cartellino rosso per Letta. Bravi azzurri, giusto non inginocchiarsi

Francesco Storace

Cartellino rosso per Enrico Letta, Laura Boldrini e tutti quelli che pretendono di dare ordini agli azzurri del calcio. A sinistra avevano scatenato una specie di putiferio per costringere la Nazionale alla sceneggiata in campo: inginocchiarsi contro il razzismo. Non farlo avrebbe rappresentato il contrario, dicevano.

I campioni dell’Italia non hanno perso la loro dignità e hanno combattuto la loro partita contro l’Austria senza prestarsi a sciacallesche manovre politiche. Il razzismo si combatte seriamente e non attraverso lo strumento di una partita di pallone. Ma Enrico Letta ha tentato di spadroneggiare gettando nel dibattito politico la Nazionale, dividendo gli italiani come se dovessero dettare la formazione, imbarazzando gli atleti alla vigilia di una gara decisiva per l’Europeo. Come auspicato ieri mattina dalla prima pagina de Il Tempo, la demagogia non ha prevalso.

  

 

 

 

Nonostante pressioni davvero fastidiose, addirittura con le bacchettate pronunciate verso i nostri calciatori da Laura Boldrini, che notoriamente segue lo sport preferito dagli italiani col fiato sospeso. Non c’è limite al ridicolo, si sono detti milioni di cittadini. Sui social è esplosa una polemica indecente, che ovviamente prosegue per la scelta degli azzurri, nella solita consuetudine che ci porta a commentare ogni cosa, anche la più inutile. Magari senza neppure riflettere sul fatto che imporre la scelta di inginocchiarsi contro il razzismo non equivalga esattamente ad una decisione consapevole, bensì subìta. Altro che democratici. Colgono l’occasione del palcoscenico azzurro per fare propaganda a buon mercato. Ma gli è andata male. Perché l’Italia non ha bisogno dei consigli interessati di qualche politicante. I nostri calciatori hanno detto, restando orgogliosamente in piedi, che la politica deve restare fuori dallo sport.

Anche se i sinistri non gradiscono le ingerenze del Vaticano sullo Stato italiano, tutti hanno capito che considerano invece benvenute le ingerenze loro sullo sport. Ma la musica è finita. Grazie azzurri.