trattativa in corso

La Cassa Depositi e Prestiti non paghi le colpe di Autostrade

Angelo De Mattia

Vi saranno novità, dopo le iniziative giudiziarie, nella trattativa che riguarda il futuro di Autostrade per l’Italia (Aspi)? Resta confermata la determinazione della Cassa Depositi e Prestiti (Cdp) nel portare a termine l’operazione? I recentissimi provvedimenti restrittivi che hanno colpito esponenti di Aspi – naturalmente soggetti al vaglio previsto per tali misure – possono finire con l’incidere sui rapporti in corso tra la controllante Atlantia e la Cdp la quale, secondo i progetti, dovrebbe subentrare, con il 40 per cento, alla prima insieme con i fondi esteri Blackstone e Macquarie.

Intanto, si starebbe ancora lavorando al Piano finanziario di Autostrade per adeguare l’aumento previsto delle tariffe, secondo le indicazioni dell’Autorità dei trasporti, e l’ammontare delle opere di manutenzione che, poi, incidono sul prezzo di cessione il quale, da una parte (la consulenza degli acquirenti) si prospetterebbe tra gli 8,5 e i 9,5 miliardi, mentre i soci di Atlantia attribuirebbero ad Autostrade un valore tra gli 11 e i 12 miliardi.

  

Il “punctum dolens” è la manleva che la parte pubblica richiede per le eventuali azioni risarcitorie che la società dovesse subire e che, dopo i predetti arresti e nella previsione del processo per il crollo del Ponte Morandi, appaiono in una luce diversa, quanto alle probabilità e agli importi. Chi subentra nella proprietà della società, a maggiore ragione se soggetto pubblico, può caricarsi di questo onere pendente, ora neppure quantificabile, senza una sorta di “paracadute”? Va considerato, al riguardo, che dal versante di Atlantia si resisterebbe al rilascio di una efficace e rassicurante manleva e, forse, ci si orienterebbe verso un eventuale sconto sul prezzo di cessione. Ma ciò non appare sufficiente, considerata anche la pioggia di richieste di risarcimento che potrebbe sopravvenire.

A questo punto vi è, però, un problema in più: proprio per i maxi-risarcimenti, la cui eventualità i recenti arresti potrebbero rafforzare, può la Cdp, il cui ordinamento vieta di intervenire in imprese in perdita, prendere parte, con un ruolo di leader, all’operazione? O quanto è accaduto ripropone il mai completamente superato problema della revoca della concessione autostradale per grave inadempimento? Certo, si agisce sulle sabbie mobili di una legislazione sbilanciata a favore del concessionario e non è facile assumere una decisione definitiva, pur avendo presente l’impatto morale di quel che emerge gravemente dalle conversazioni telefoniche intercettate di esponenti di Autostrade coinvolti nelle predette misure restrittive. Ma certamente non si potrà far finta di non vedere e non si dovrebbe escludere il riesame dell’ipotesi-revoca o di una formula giuridica similare negata al concetto di inadempimento, naturalmente se motivatamente dimostrabile.

Sarebbe insopportabile, comunque, che chi subentrasse nella proprietà di Autostrade dovesse diventare bersaglio di infinite richieste di risarcimento assumendosi, con il subingresso, responsabilità altrui. A più forte ragione, nel caso della Cdp che opera con il risparmio postale degli italiani e che da potenziali rischiosità deve stare ben lontana, a tutela del risparmio stesso, della propria stabilità, nonché della sana e prudente gestione: principi, questi, che valgono anche per essa, benché sia ricondotta dalla legge alla categoria degli intermediari finanziari non bancari, quando, dal punto di vista sostanziale, è ben prossima a una vera e propria banca. Le fondazioni di origine bancaria – partecipanti di minoranza, sì, della Cassa, ma essenziali perché questa possa essere ritenuta da Eurostat fuori dal perimetro del debito pubblico – sono state sempre assai sensibili al puntuale rispetto delle norme regolanti l’attività della Cassa stessa, secondo la linea originariamente promossa da Giuseppe Guzzetti. E anche in questa circostanza si ritiene non mancheranno di far sentire la propria voce. Sarebbe veramente singolare che lo Stato dovesse alla fine subire danno e beffa.