il caso calabria

Caso Calabria, adesso il ministro della Salute Speranza si dimetta

Francesco Storace

Il vecchio saggio direbbe che manca la dignità. Nel nominato, innanzitutto, al secolo Giuseppe Zuccatelli, sfrenato chiavatore in forza alla sanità calabrese e tenace nemico della mascherina. E, già che c’è, pure positivo al Covid.

Nel ministro proponente, Roberto Speranza, che aspetta i refoli di vento, per capire se sarà costretto a rimuovere anche il successore del generale Cotticelli, magari sopportando le ire del compagno Pierluigi Bersani, o andare dritto come un treno, come ha minacciato urlando al telefono con il compagno tagliatore di testa Nicola Fratoianni.

  

Dignità smarrita, manco a dirlo, anche nel premier Giuseppe Conte, che nel suo strabiliante staff della comunicazione non ha nemmeno uno capace di cercare il nome del neonominato un minuto prima della firma. La fretta di cacciare Cotticelli ha partorito il classico figlio cieco.

E tutto questo per difendere un compagno di partito di cui a Cesena tutti parlano un gran bene (almeno il 3,7% della popolazione, visti i voti che prese candidandosi alle politiche con Leu) mentre non accade esattamente lo stesso in Calabria. Dice arrabbiatissima Wanda Ferro, battagliera deputata di Fratelli d’Italia: “Si è consumato un ribaltone nella stessa maggioranza, con il defenestramento di un commissario sponsorizzato dai cinque stelle e la promozione di un politico organico all’ala sinistra del governo. Ecco cosa intendevano per Calabria zona rossa. Zuccatelli è stato infatti un amministratore del Pd, vicino a Bersani e candidato alla Camera con Leu. Fallito l’ingresso in Parlamento, Zuccatelli è stato gratificato dal ministro Speranza con una serie di incarichi in Calabria, tra cui quelli di commissario dell’ospedale e del policlinico universitario di Catanzaro”. 

I Cinque stelle – adesso va di moda l’omertà più che l’onestà – muti come un pesce muto. Neanche una sillaba di fronte al vergognoso video della “mascherina che non serve a un c….”.

Altro che commissario per la sanità, altro che lotta al Covid. Avrà pure un grande curriculum questo straordinario compagno emiliano, ma a 76 anni suonati forse scocca da un po’ l’ora della meritata pensione, a meno che non si voglia far credere che l’esperienza di Zuccatelli sul fronte pandemico risale al tempo dell’influenza spagnola…

Ma un ministro della salute non può permettersi di sfottere gli italiani – e calabresi in testa – difendendo uno che a fine maggio e non a inizio pandemia, altra balla propinata per tirarsi fuori malamente dall’impaccio e dall’impiccio, non trovava niente di meglio che equiparare l’infezione ad un bacio lingua in bocca di almeno un quarto d’ora. Ma come si permette questo signore? Che dice anche altro nei suoi dialoghi da vernacoliere sul sesso in pandemia. È questa la sanità di Speranza o la speranza la dobbiamo proprio perdere?

Se Speranza non lo caccia, vuol dire che le ragioni di partito sono superiori alla competenza e soprattutto all’equilibrio mentale. Zuccatelli è partito a mille ma aveva la retromarcia innestata e ha provocato un autentico macello.

No, il ministro non può cavarsela con le scuse farfugliate dal neocommissario. Perché a partire dalla Calabria i cittadini sono stati rinchiusi in casa per via del virus su cui Zuccatelli sghignazza. È una intollerabile vergogna lasciarlo su quella poltrona.

Del resto, in forma pubblica un tantinello più diplomatica, ma molto accesa in quella privata, è quanto chiede l’alleato numero uno di Speranza, Nicola Fratoianni: “«Capisco tutto, l’urgenza, l’emergenza, la fretta e tutto il resto per trovare un nuovo commissario alla sanità della Calabria. Ma così non si può fare. Si intervenga subito». Lo scrive su Facebook e scatena il linciaggio social del “suo” ministro.

Sulla rete si scatena la caccia a Zuccatelli, al suo prestigioso e decantato curriculum, sbriciolato in maniera impietosa manco fosse Carnevale: “1) esperto limonate da Covid; 2) sostenitore no mascherine; 3) attualmente positivo al Covid; 4) ha negato il centro Covid a Catanzaro; 4) Partito PD poi LEU; 5) Candidato alle politiche con LEU a Cesena; 6) amico (e compagno) di Zingaretti Bersani e Speranza”. Prima o poi arriva sempre il momento in cui si deve calare il sipario. Con dignità, appunto.