Sanità ridotta a fumetto

Caso Calabria, il governo punta a nominare Gino Strada

Francesco Storace

Deve essere il primo caso della storia quello di uno nominato al posto di un altro e di cui si dovrebbe già cercare – dopo pochissime ore - il successore. La Calabria trattata come cavia dal governo Conte. Saverio Cotticelli appestato in televisione; Giuseppe Zuccatelli idolatrato sui social per le sue sconcezze; Guido Strada come ulteriore ipotesi per squassare definitivamente la sanità calabrese.

Ma al governo ce l’hanno qualche esperto in cura della psiche? Non ne indovinano una e in compenso si stanno sfracellando da soli. Ai cittadini della regione stanno togliendo anche le lacrime. Il ministro Roberto Speranza è rimasto finora l’ultimo giapponese pronto ad immolarsi per il compagno (di Pierluigi Bersani) Zuccatelli. Chiama a sé i governisti dei Cinque stelle minacciando sfracelli con le pistole ad acqua di cui dispone per via degli scarsi numeri parlamentari di Leu.

  

Ma la "base" degli onorevoli pentastellati della Calabria è indemoniata, si vergogna, urla sulla rete e nei documenti che sottoscrive. Non ci stanno a farsi passare per fessi. Addirittura una grillina di governo, la sottosegretaria Anna Laura Orrico, strepita contro la nomina del nuovo commissario da spedire in pensione, visti i 76 anni d’età. L’hanno massacrata nelle loro chat infuocate i Cinque stelle più di governo che di lotta, preoccupati per le sorti di un esecutivo - e soprattutto delle loro terga – sempre più claudicante. E ci mancava la Calabria…In Consiglio dei ministri per le elezioni regionali da convocare, ieri sera, tutti zitti. Tutti muti. Tutti con gli occhi bassi. Magari litigano altrove. Ma quando a dare manforte alla sottosegretaria arrivano tanti parlamentari – anche europei - della regione evidentemente più odiata dal governo Conte, significa che la misura è davvero colma.

 

 

«Frettolosa, inopportuna, inaccettabile beffa per i cittadini», scrivono i Cinque stelle a proposito di Zuccatelli. «Dopo le dimissioni del generale Cotticelli, non possiamo permetterci un’altra figura inadeguata a sovrintendere alla sanità calabrese». È l’accoglienza riservata al nuovo commissario da chi sta alla Camera e al Senato ad appoggiare quel governo che ha combinato il casino su cui tutta la Calabria – vescovi compresi – si indigna apertamente. Pesa le parole la Orrico: «Ho chiesto con forza, e a tutti i livelli istituzionali, di dare alla Calabria una risposta sul fronte sanità che fosse in netta discontinuità con quanto già visto con le precedenti esperienze commissariali. Quella che è arrivata, purtroppo, non era ciò che aspettavo, che molti di noi aspettavano».

Poi si mette in mezzo un altro calabrese importante, il presidente della commissione antimafia, Nicola Morra, a cui tanto piacerebbe – come all’ex sindaco di Riace Mimmo Lucano – il nome di Gino Strada, fondatore di Emergency, e c’è chi comincia a chiedersi se si tratti di Scherzi a parte.
Fantastico il capogruppo al Senato di Italia Viva, Davide Faraone, che forlanianamente sibila che «è un problema di Speranza. Lo risolva lui». In realtà dovrebbero insorgere in molti, di fronte allo scandalo di una sanità sempre più usata come pedina politica e di partito, con una sfrontatezza che arriva a superare persino i tanti illustri precedenti in materia.

La regione Calabria, con il suo presidente Spirlì – che ha sostituito la scomparsa Jole Santelli – chiede la revoca di Zuccatelli, ma in questo caso il dialogo istituzionale non vale per il governo Conte. La salute dei calabresi è affare della maggioranza opposta a quella di chi ha vinto in regione. Ecco, soprattutto in casi del genere l’indignazione dovrebbe essere un dovere di tutti, e forse anche per questo si è mossa la Chiesa calabrese nel pretendere serietà. Ma Conte e Nicola Zingaretti non ci sentono.

L’uno-due Cotticelli Zuccatelli – con tanto di tv e video social assolutamente sconcertanti per entrambi – ha devastato oltre ogni misura l’immagine di una sanità gestita da Roma e che si getta addosso ai calabresi. Una sceneggiata immonda. Anche perché se lo Stato in Calabria lo rappresentano i commissari di Conte, è la ’Ndrangheta a fare festa. Cetto La Qualunque ha ancora un futuro.